Al Frantoio Semi Ipogeo la presentazione del libro “Il corpo assoluto. Anatomiche storie”

La prima rassegna di incontri per la mostra “Donna Vita Libertà”, tenutasi nei giorni 8-9-10-11-12 marzo al Palazzo Marchesale di Galatone, si è conclusa con la presentazione del libro “Il corpo assoluto. Anatomiche storie”. All’incontro erano presenti alcuni autrici e autori del poliedrico volume, il quale, tuttavia, si può considerare l’ultimo della loro trilogia. Infatti, se il primissimo libro era dedicato all’abbigliamento, all’abito, dunque al corpo vestito, il secondo, intitolato “Menù. Storie da gustare”, finalista al Premio Bancarella della cucina 2023, con riferimento al corpo nutrito e alimentato, l’ultimo fa riferimento al corpo abitato. Il titolo, già complesso ed embletico di suo, viene ampiamente spiegato da Maddalena Castegnaro Guidorizzi, scrittrice, la quale afferma: «Il nostro corpo è anche il corpo di altri, di chi ci ha preceduto, di chi ci ha plasmato. Ed è un corpo plasmato dalla nostra interiorità, dai nostri vissuti. La convivenza con il nostro corpo non è spesso pacifica, spesso si entra in lotta e in contrasto con esso e sfugge al nostro controllo. E’ un soggetto indipendente da noi. Però, in lui, tutto accade, è il sacrario delle nostre essenze ed esistenze. In fondo, è lui che ci fa esistere. Il nostro corpo non mente, e anche quando cerca di mascherarsi, in qualche modo si svela».

 

Nel volume ogni scrittore ha liberamente interpretato, attraverso un racconto, un organo o un elemento del corpo, svelando le vite segrete di queste anatomie simboliche. Ma quali sono? Per citarne alcuni: i capelli, le ascelle, l’utero, il cuore, la ruga, i piedi, le orecchie, lo sterno. Quest’ultime non sono solo le parti anatomiche, ma si rivestono di senso e di simbologie complesse. Altresì, le storie raccontate vanno dal reale, passando per l’immaginario e l’onirico, al fiabesco. Il primo ad analizzare una di queste parti anatomiche è stato Antonio Lupo, con un focus particare sullo «scostamento dalla norma». Il protagonista di questo primo racconto fa fronte al superamento della difficoltà ad accettarsi. A soccorrerlo sarà la forza dell’amore, in modo particolare quello della compagna. La parola, poi, è passata a Ilari Ferramosca, che ha analizzato il tema del “tempo”. Oltre ai concetti di tempo cosmico, relativo e biologico, è presente anche un tempo più interno, quello della coscenza. Quest’ultima è una dimensione che abita dentro di noi, dove non esiste nè tempo e nè spazio ma  – l’istantaneità-. «In questa creazione – commenta la scrittrice – noi potremmo creare la nostra realtà come la desideriamo. Ma siamo anche ostacolati da un qualcosa: il pensiero costante. Tale pensiero ci bombarda in qualunque momento della nostra vita, portandoci a viverla in maniera inconsapevole e facendoci vivere come automi. Dunque, anzichè amare il nostro corpo, finiamo per detestarlo e modificarlo».

 

Sul tema del cuore, invece, si è soffermata Laura Evangelista. «Nelle antiche tradizioni – spiega l’autrice – il cuore  viene considerato il centro dell’essere umano ed è posto in relazione diretta con il cuore del mondo, come se andassero a costituire un’unica identità. Questa fusione si esprime anche attraverso i simbolismi: il cuore rappresenta il sole, il cervello la luna. Questo esprime la dipendenza tra l’intelletto razionale, la ragione che ha sede nel cervello, e l’intelletto trascendente, che ha sede nel cuore». Per Evangelista, il cuore rappresenta una «matrice di trasmissione musicale, emette delle onde sonore, la cui tonalità viene diffusa in tutto il nostro corpo che ne determina il comportamento». La storia della scrittrice si ispira alla vita reale, più precisamente alla cronaca. Emma, la protagonista, traccia vicende emozionali, talvolta estreme, attraverso il battito del suo cuore. Lo sguardo di Emma si pone verso un orizzonte che va al di là del terreno, in quanto immenso e impenetrabile. La quarta autrice, Gabriella Russo, sceglie i piedi come parte anatomica. Come affermato da lei stessa, il suo non è un vero e proprio racconto, bensì un libero flusso di pensieri. Pensieri che riguardano una donna, ricoverata in ospedale, la quale attende di ricevere un importante intervento chirurgico, il cui esito dipenderà la normalità della sua vita. «E’ straordinario – afferma l’autrice – il potere che ha la mente, nel momento in cui vive una realtà dura, di afferrare al volo dei pensieri che la distraggano e le evitino la dura realtà». Ma quali sono questi pensieri? La risposta vien da sè: i ricordi d’infanzia, le memorie della scuola elementare (come le poesie imparate a memoria) o gli studi classici. Infine, il cerchio si chiude con la storia di Maddalena Castegnaro Guidorizzi, il cui titolo riprende una famosa poesia di Alda Merini (“Come un’ape furibonda”). La protagonista del suo racconto ha un rapporto particolare con la sua fronte. Tutto ha inizio dalla nascita da Dora, l’io narrante, che presenta sulla fronte un punto di domanda rovesciato. Tra le due c’è un rapporto perfetto, simbiotico, fin quando un evento in particolare le distanzia. «Lei si sente abbadonata, estraniata, ma piano piano questo rapporto riprende», spiega Maddalena. «A fine racconto, la fronte dice a Dora: “E ora calmati, Dora, mia piccola arte furibonda, io so aspettare”».