LA STORIA DIMENTICATA DEI CERAMISTI NERETINI RIEMERGE IN UN MURALE IN ZONA 167

Un murale per “celebrare” la ceramica di Nardò. Cioè un profilo poco conosciuto della storia della città, che – tra il ‘500 e il ‘700 – fu un fiorente centro produttivo di ceramica smaltata, grazie alle fornaci e ai maestri locali, i cui manufatti impreziosirono le case degli alti prelati, dei nobili e delle classi agiate. Un “capitolo” di storia emerso grazie al lavoro di ricerca svolto in quasi vent’anni da Riccardo Viganò e sublimato in questo affascinante intervento di street art sulla parete laterale di un fabbricato in via Caduti di Via Fani, in zona 167. L’opera è stata realizzata dall’artista spagnolo Manolo Mesa ed è il frutto di un progetto proposto, coordinato e sostenuto dall’associazione Viavai Project, presieduta da Matteo Bandiello.

L’arte contemporanea, dunque, nella forma dell’ottavo intervento di street art in città degli ultimi anni, omaggia l’antica tradizione delle produzioni ceramiche di Nardò. L’opera è un compendio di forme e decori “familiari” alle fornaci e botteghe della città di qualche secolo fa. Manolo Mesa ha definito il murale utilizzando la documentazione edita e visionando le varie collezioni private, dalle quali ha tratto ispirazione. Così, dopo un attento studio, ha riprodotto quei decori più attestati e diffusi tra il Cinquecento e il Settecento: decori in porcellana “in turchino” prodotti dalle famiglie Manieri, Spada e Dello Castello, piatti policromi “compendiari” e “tardo compendiari” usciti dalle botteghe Bonsegna e Perrone, infine anforette riprodotte in primo piano. Il murale, oltre al suo intrinseco valore artistico e al fatto di essere un formidabile elemento di arredo urbano, serve a far conoscere e avvicinare le nuove generazioni ad una pagina importante e dimentica della storia artistica di Nardò, che in quei secoli era il punto di riferimento di tutti i centri produttori della provincia di Terra d’Otranto.

“Il murale – spiega con orgoglio il consigliere delegato alla Street Art Gianluca Fedele – celebra la ceramica di Nardò, una storia di artigianato e molto altro lunga qualche secolo, riemersa grazie all’appassionato lavoro di ricerca svolto da Riccardo Viganò. Ci siamo affidati al talento sconfinato di Manolo Mesa, uno degli artisti più bravi e conosciuti del muralismo spagnolo, per sublimare questo aspetto dimenticato del nostro passato, per farlo conoscere ai più giovani e per trasformarlo in opera d’arte, infine per rendere più bello un angolo della città. Va detto che attraverso questo murale, l’ottavo in pochi anni, vogliamo porre le basi per la riscoperta e la valorizzazione di tecniche antiche, un progetto su cui stiamo lavorando con l’assessora Giulia Puglia, che ringrazio. Così come ringrazio Manolo, l’associazione Viavai Project e Matteo Bandiello, la ditta Gravili srl che ha sposato questa iniziativa e ha fornito i mezzi per realizzare l’opera, tutti quelli che ci hanno dato una mano o anche solo un incoraggiamento in questa impresa ambiziosa di rendere sempre più bella la nostra città”.

Manolo Mesa ha 33 anni, è originario della provincia di Cadice, in Andalusia, ed è uno degli artisti più interessanti nel panorama del muralismo spagnolo. Si è formato artisticamente tra la Spagna, dove ha studiato pittura e ceramica, e l’Italia. Ha firmato murales e altre opere pittoriche in Spagna, Francia, Portogallo e Italia.

Riccardo Viganò è un tecnico per la conservazione dei beni culturali ed è Ispettore Onorario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia. È impegnato nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali del territorio e si occupa dello studio delle aree di produzione della ceramica post medievale e moderna. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sulla storia delle ceramiche, delle fornaci e delle botteghe del Salento, tra cui quelle sui manufatti ceramici neretini (attraverso fonti archivistiche notarili, ecclesiastiche e iconografiche) che rivelano un sorprendente e inedito passato fatto di storie stratificate di intere famiglie di figuli la cui operosità ha contribuito alla fortuna del territorio.