Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una giovane studentessa liceale che prende posizione in merito alla memoria delle vittime delle Foibe.
È giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe. Una tragedia immane, esecrabile, oltre diecimila innocenti massacrati crudelmente nelle Foibe.
E ogni anno, regolarmente, si assiste a un batti e risbatti scandito da commenti ridicoli sui social, risposte avventate, smentite e contro-smentite, che dimostrano quanto, ancora oggi, sia complicato l’approccio del dibattito pubblico nei confronti di una delle pagine più controverse della storia italiana.
Sulle Foibe sono stati commessi molti errori di strumentalizzazione politica. Da sinistra si è spesso cercato di attribuirlo alla reazione naturale della popolazione slovena e croata oppressa dal fascismo per vent’anni. Da parte della destra, invece, si è fatta molta confusione cercando di attribuire alla sinistra la responsabilità di non aver voluto parlare delle foibe, cosa che i comunisti avrebbero fatto contro gli italiani che credevano nell’idea di nazione.
Le Foibe sono un problema di confine. Nascono dalla volontà dell’esercito di Tito di annettere Dalmazia, Istria, Trieste e il Goriziano. E questo sia per l’importanza politica, economica e commerciale del Porto di Trieste, sia perché nell’esercito di Tito c’era una forte componente di nazionalismo iugoslavo. L’unica possibilità che aveva Tito di veder riconosciuta la trattativa di pace e all’annessione di quelle terre, era che non ci fosse nessuno che si opponesse. Così hanno cacciato tutti coloro che potevano essere riferimenti di un’opposizione all’annessione, e hanno ammazzato nelle foibe e nei campi di concentramento, fascisti, ebrei, collaborazionisti, ma anche il comitato di liberazione nazionale della Venezia Giulia, e i comunisti italiani dissidenti, cioè contrari all’idea di nazione.
È stata la politica, per decenni, a calare il sipario sul dramma delle foibe, ed è la politica, parecchi anni dopo, a riaccendere i riflettori su questa pagina di storia, attraverso una visione che, oltre le ragioni della storia, ha enfatizzato le incomprensioni e l’abbandono da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica.
Il dramma delle foibe va condannato, certamente, senza alcun tentennamento. Non dobbiamo rinunciare, però, alla condanna del fascismo come responsabile degli orrori di guerra.
Se ricostruiamo le foibe in questa dimensione le trasformiamo in un patrimonio di memoria nazionale, non nei morti di destra da contrapporre a quelli di sinistra, ma morti che stanno alla base della storia repubblicana.
Maria Chiara Calabrese