Perché Mellone il fuoriclasse vincerà al primo turno e cosa sta succedendo nel Centro Sinistra

di Giuseppe Greco

Ho letto su Il Foglio che Mellone vincerà al primo turno con un risultato stratosferico. Non è sicuramente una novità ma fa strano leggerlo su questo giornale nazionale che ama molto Renzi e Calenda ed è la mecca della nuova crema della borghesia industriale italiana. Il caso Mellone interessa tutti e non è la prima volta che questo giovane sindaco di questa piccola città del meridione assurge all’interesse di giornalisti e politici nazionali. Giorni fa un mio caro amico, un giornalista parlamentare, conoscendo le mie origini neretine, mi venne a dire che nel translatantico, in Parlamento e nei luoghi che contano, i politici più scafati parlano di Milano, Nardò e Roma. Io domandavo incredulo perché la città dei miei bagni al mare e dei pranzi di Natale potesse essere così tanto interessante. Nardò con i suoi appena trentamila abitanti, un paesino periferico che politicamente non è certamente Gallipoli o Siena: nel collegio di Nardò negli ultimi anni sono stati eletti “dei candidati per caso”, non certo degli statisti. La risposta è stata che

Mellone è un fuoriclasse come il Pizzarotti di Parma. Che se Pizzarotti fosse un Alfredo di Stefano, Mellone sarebbe un Ferenc Puskas, con quella personalità tosta e l’innato senso tattico. Un sindaco che fa il sindaco c0sì maledettamente bene e che capisce così tanto di politica, spiazza e interessa a tutti”.
Confesso che se guardassi Parma con gli occhi disincantati altro non vedrei che una città rinata. Parma, la ricchissima Parma, stava per sprofondare e Pizzarotti l’ha salvata. Anche Nardò era malconcia. Una città in coma. Quando la sfioravo sentivo l’odore delle piaghe da decubito. Le sue strade così piene di buche, maltenuta e malcurata. Oggi è un’altra Nardò. Ci sono strade ben fatte, un decoro diffuso apprezzato da cittadini e turisti, semafori funzionanti, ciclabili e rondò. Nardò in 5 anni è diventata una città europea. Anche Conte intervenuto in zona 167 nelle scorse ore non ha potuto far a meno di sottolinearlo: “ci sono le strade nuove, bitume ovunque”, ha detto facendo trasudare ammirazione. Anche perché di 167 così belle e curate come quella di Nardò non se ne trovano in tutta Italia. E’ un vero quartiere residenziale. Le palazzine sono tutte ristrutturate o in corso di ristrutturazione. C’è del verde di qualità. Mentre Conte parlava alle sue spalle si vedeva il parco per i bambini con le altalene in movimento e l’incompiuta del gerontocomio che Mellone ha barattato con una ditta edile ottenendo in cambio il palazzetto attualmente in costruzione.

Il candidato Falangone ha affermato che “le strade si sono sempre fatte”. Ve lo dico io, credetemi: a sentirlo sono grasse risate. Il candidato Frasca ha detto che smonterà le ciclabili. Solo il più sfigato centrodestra nazionale, quello della capitale meneghina, sembra l’unico a pensarla uguale. Invece non ci vuole certo un “genio” per comprendere che la scalognata campagna di comunicazione che sta conducendo il suo gruppo va bene per un villaggio turistico ma non per Nardò, che non è il Victor Village e non ha bisogno di farsi prendere per il culo da un animatore. La candidata Ronzino invece ha criticato le rotonde. Opporsi alle rotonde è come opporsi al gas e dire “ca al fuecu la pignata si cuscina megghiu”, così come asseriva la mia nonna.
Quella della Ronzino è una campagna sciatta, con una candidata che sembra giovane fin quando non parla. Ascoltando l’emozionante discorso tutto fiele e miele sembra di essere in una soap. Il racconto melenso e isterico degno di Beautiful e della famiglia Forrester non ha testa e coda. Non si comprende di quale pasta sia fatta questa candidata e per quale ragione sia in campo.
La presenza nella sua piazza di due ex sindaci e la composizione della squadra, libera l’idea che la candidata sia funzionale alla strategia dell’opposizione, cioè al tentativo impossibile di portare Mellone al ballottaggio. Un’altra spiegazione la trovate nelle parole del comizio, quando dice: “questa non è una campagna elettorale come le altre”. Difatti è la disperata lotta del vecchio regime contro Mellone. Da una parte Mellone con i suoi duecentocinquanta popolani uniti per continuare “la rivoluzione”, dall’altra gli altri. Tra i quali però non scorre buon sangue. Ad ascoltarli si sente il tanfo di una lotta cannibale tra i pezzi di quella Nardò sopravvissuti alla prima e seconda repubblica: fraschiani, falangoniani e… i risiani.
Quella che solo pochi mesi fa sembrava una battaglia “tutti contro Mellone” davanti all’imminente sconfitta sta per diventare la battaglia per individuare il miglior capro espiatorio. Non si spiegherebbe diversamente il voto disgiunto del quale si sente tanto parlare. In questo modo Falangone potrebbe perdere con un risultato molto sotto a quello delle liste per poi essere ridicolizzato e indicato come il candidato inadeguato responsabile della sconfitta, lasciando spazio ad altri.
Il secondo tradimento per il vecchio garofano, già tradito alle regionali. Inoltre un buon risultato della Ronzino, con la cordata di personaggi vicini a Marcello Risi, farebbe la differenza politica per l’ex sindaco. Nell’unica lista della candidata sindaca troviamo molti risiani doc: lo scrittore Livio Romano, la ricercatrice Maria Luisa Tacelli, moglie del giornalista Biagio Valerio, alcuni eredi del vecchio socialista Claudio Signorile. Un buon risultato, come fu per il fratello Alfredo Ronzino, farebbe bene al regolamento di conti interno al centro sinistra senza rompere le uova nel paniere a Pd e Italia Viva.