NARDÒ BENE COMUNE: IL SALENTO BRUCIA NEL SILENZIO ASSORDANTE DELLE ISTITUZIONI

LU SALENTU BRUCIA non è solo un brano dei Sud Sound System, è il grido di dolore che la nostra terra, tanto bella quanto martoriata, ci sta lanciando da settimane.

La campagna antincendio è iniziata ufficialmente il 15 giugno ma nel Salento gli incendi  ci sono già a partire da aprile/maggio.

L’anno scorso la provincia di Lecce (ma accade già da diversi anni) è stata la più colpita, con 2.718 interventi (circa il 49% di tutti gli interventi in Puglia!). 

Nelle ultime settimane la tendenza è anche peggiore, lo vediamo ogni giorno.

È sotto gli occhi di tutti come si stia verificando una netta recrudescenza degli incendi, soprattutto di quelli che interessano gli ulivi, segno distintivo del nostro paesaggio e simbolo della nostra Regione. Una vera, silenziosa, strage giornaliera di centinaia e centinaia di ulivi, ettari di aree boscate, macchia mediterranea, vegetazione incolta e spontanea. 

Potevamo prevederlo? Certamente. Quella degli incendi è una piaga costante e annuale, le cause sono molteplici, dai fenomeni planetari come il riscaldamento globale e la desertificazione alle condizioni locali. 

Gli amministratori, a tutti i livelli, potevano fare qualcosa? Sì. Hanno fatto qualcosa? A nostro parere si poteva fare di più. 

Il governo regionale ha investito sicuramente sull’organizzazione e l’implementazione del sistema antincendio ma le istituzioni, a tutti i livelli, dovevano e potevano fare di più sul piano della prevenzione, della sensibilizzazione, della cura e manutenzione del territorio, dei controlli e delle sanzioni. 

Da anni ormai assistiamo ad un fenomeno molto diffuso di abbandono del territorio, di scarsa sensibilità ambientale e poca educazione civica, pratiche “culturali” arcaiche che stentano a scomparire, insufficiente vigilanza e controllo del territorio: è da qui che bisogna partire, a nostro parere, per incidere sostanzialmente sul fenomeno degli incendi. 

Altrimenti i vigili del fuoco, i volontari della protezione civile e tutti gli enti che si occupano di antincendio si troveranno sempre a combattere una lotta impari, con pochi uomini e mezzi insufficienti a far fronte alle tantissime richieste di intervento. 

Spesso assistiamo ai mezzi antincendio che corrono come trottole a spegnere incendi che spesso interessano le stesse zone da anni, a causa dell’incuria, dell’inciviltà o per dolo.

Siamo vicini ed esprimiamo la nostra solidarietà agli agricoltori e ai proprietari dei terreni agricoli che, già prostrati dalla piaga della Xylella, devono affrontare puntualmente anche quella degli incendi.

Però permetteteci di porre una domanda: i proprietari di quei terreni hanno sempre la coscienza a posto? Un terreno pulito e curato difficilmente brucia. 

Un uliveto non brucia se viene mantenuto pulito, senza sterpaglia o erba incolta.

La situazione degli incendi sta diventando davvero critica. 

Le squadre sul territorio spesso sono insufficienti e ci risulta che in questo periodo sia stato addirittura richiesto il supporto di squadre di vigili del fuoco anche da fuori provincia poiché non si riesce a far fronte alle tantissime richieste di intervento. Le tante squadre di volontari della protezione civile, che pure riescono a dare un importante contributo agli interventi antincendio, risultano comunque insufficienti rispetto alle necessità.

Nello specifico, un territorio enorme e delicato come quello di Nardò, a parte un presidio antincendio dell’Arif dedicato al parco di Portoselvaggio, non dispone di squadre antincendio, per cui gli interventi vengono effettuati dai vigili del fuoco (che spesso hanno le squadre impegnate) o da volontari di protezione civile dei Comuni limitrofi.

Anche su questo fronte, a livello locale, si doveva e poteva fare qualcosa. 

Ad oggi, un dato di fatto è certo: stiamo soffocando.

Nardò Bene Comune