Di qualche giorno fa è la notizia ufficiale, comunicata sulla propria pagina fb dal Comune di Nardò, della cessione alla Guardia di Finanza per ben 99 anni dell’immobile dove anni parecchi anni fa aveva sede l’Istituto Agrario.
Quest’istituto, fondato nel 1964 con i fondi della Cassa del Mezzogiorno, era l’unico presente nell’agro territoriale di Nardò, che ricordiamo essere dopo Lecce, il più grande Comune della provincia.
Questa scelta a noi pare davvero poco oculata e poco lungimirante e sta a dimostrare sia la scarsa conoscenza del territorio sia la poca capacità delle istituzioni tutte ad immaginare scenari differenti.
Negli ultimi anni nel Salento sono nate tante piccole realtà agricole etiche che cercano ogni giorno, con dedizione, impegno e costanza, di praticare un’agricoltura diversa da quella chimica ed intensiva portata avanti per anni in provincia e causa principale del dissesto che il nostro territorio sta vivendo, di cui manifestazione più lampante sono senza ombra di dubbio le migliaia di ulivi di cui ormai rimane solo un lontano e triste ricordo.
Gli ultimi dieci anni appena trascorsi sono stati teatro del ritorno alla terra da parte di tanti e tante giovani, tra cui ci siamo pure noi, che si sono riavvicinati all’#agricoltura con spirito diverso rispetto a quello dei propri nonni e dei propri genitori, con la voglia di sanare attraverso la cura della terra quelle che sono piaghe sociali e ed ambientali di un Salento che, pur essendo terra di agricoltura, non ha saputo fare di questo settore la punta di diamante del proprio sviluppo.
Questa miopia delle istituzioni fa male e fa doppiamente male perchè ad un progetto di recupero di quella scuola agraria in cui si voleva far rinascere la formazione agricola ed agrotecnica dei e delle giovani sulla base di quelli che sono i principi dell’agroecologia, progetto che si chiama “Casa Biho: Organizzazione del 1° parco colturale e sociale in Italia” e proposto qualche anno fa, nel 2010, anche all’amministrazione precedente a questa da parte di alcuni nostri attenti concittadini con competenze agronomiche, si è preferito destinare quegli spazi a qualcosa di totalmente estraneo al mondo agricolo.
E’ importante anche dire che nè le amministrazioni del passato che hanno governato la città di Nardò nè questa, hanno mai dimostrato sensibiltà nei confronti delle piccole realtà associative che, pur tra mille difficoltà, portano avanti quella che è l’unica tipologia di agricoltura che fa bene al pianeta e alle sue forme di vita e che, in questo momento drammatico causato dai cambiamenti climatici, dovrebbe essere sostenuta ed implementata come primo obiettivo di governo.
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