Oggi 8 Marzo è la Giornata internazionale della donna. Non una festa, ma un’occasione in più per riflettere sulla parità di genere.
L’ultimo anno ha drammaticamente amplificato le diseguaglianze sociali in uno scenario in cui la disparità di genere era già un problema.
Solo mese di dicembre, sui 101 mila nuovi disoccupati, 99 mila sono donne e, in totale, nel 2020 su 444 mila lavoratori in meno, 312 mila sono lavoratrici, di cui la maggior parte autonome e a tempo determinato.
Contratti precari, bassa occupazione, salari molto più scarsi e poche posizioni apicali all’interno delle aziende.
Un terzo delle lavoratrici si è licenziato per concentrare le proprie energie sulle incombenze di famiglia.
Occuparsi delle fragilità familiari resta tradizionale obbligo femminile: nel corso dello scorso anno, sono state più donne a fare domanda di 104 rispetto ai compagni maschi.
La storica disparità nei rapporti di forza tra uomo e donna ha la sua estrema manifestazione nella violenza di genere. E questa non si è mai fermata, anzi, silenziosa, insistente, nascosta, si è alimentata all’interno delle mura di quelle case diventate luoghi di obbligata vicinanza ai propri carnefici.
Le chiamate al numero verde nazionale antiviolenza 1522 nei primi mesi di lockdown sono aumentate del 73% rispetto all’anno precedente.
Il 2021 è iniziato da poco, eppure si sono già registrati 11 casi di femminicidi.
Ebbene, la giornata internazionale della donna sia utile a questo: commemorare e ribadire la necessità di politiche e misure che mettano al centro la donna.
Non più grandi donne dietro grandi uomini, ma semplicemente donne accanto a uomini.
Soave Alemanno