Nella seduta di ieri del Senato Accademico, è stata discussa l’offerta formativa per l’anno accademico 2021/2022 che prevede l’accreditamento di ben quattro nuovi corsi di laurea, in un continuum di strategia volta all’ampliamento dell’offerta formativa, e che ha caratterizzato la governance di ateneo negli ultimi anni.
La proposta prevede l’istituzione del Cdlmu in “Medicina e Chirurgia”, dei Cdlm “Scienze Della Cooperazione Internazionale” e “Scienze e Tecniche Delle Attività Motorie Preventive E Adattate”, e infine del Cdl “Triennale Sviluppo Sostenibile E Cambiamenti Climatici”. Dichiara la senatrice accademica udu , Giulia Pellegrino : “Come sindacato studentesco crediamo nell’importanza di innovare e ampliare l’offerta formativa presente nel nostro Ateneo, non solo per la stessa accademia, ma anche per quello che è lo sviluppo e la rivalutazione del territorio in ottica di un contrasto della migrazione studentesca verso altri atenei fuori provincia e regione.
Tuttavia l’istituzione di nuovi corsi di laurea non si rivela una strategia vincente se mancante di un’azione preventiva mirata alla riqualificazione e il consolidamento dell’offerta formativa già preesistente. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a una costante diminuzione del numero di immatricolati ad alcuni corsi, ormai destinati ad un inesorabile declino. A ciò si annoverano gli innumerevoli problemi dettati dalla mancata sostenibilità e copertura di vari insegnamenti, che hanno portato in alcuni dipartimenti ad un inizio tardivo dei semestri. Infine, riteniamo fondamentale svecchiare alcuni percorsi di studio che ad oggi non tengono conto minimamente di contenuti innovativi e internazionali ma che risultano spesso obsoleti e ridondanti.”
Proprio questa nostra posizione, nonché i dubbi e le perplessità non risolte in fase di discussione dell’offerta formativa, hanno spinto la nostra associazione ad esprimere differenti pareri durante la votazione per l’accreditamento dei quattro nuovi corsi di laurea.
Novità assoluta della programmazione didattica del nostro ateneo, è l’istituzione del corso magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, progetto ambizioso e di importanza strategica non indifferente che, nella sua attivazione, è caratterizzato da una forte connotazione Med-Tec. Il progetto, unico in tutto Sud Italia e secondo a livello nazionale, prevede la possibilità di rilasciare un secondo titolo di laurea in Ingegneria Biomedica, previa acquisizione di ulteriori 32 cfu nei settori ingegneristici.
Sebbene tale disegno abbia incontrato il parere favorevole della Regione e dell’azienda ospedaliera locale, nonché della maggior parte degli stakeholders, imprese e strutture del settore, ad oggi non presenta alcun accordo finanziario firmato da parte degli Enti Pubblici coinvolti.
Nonostante la garanzia dell’amministrazione in tal senso, questa criticità ha rappresentato un vincolo importante del testo della delibera di approvazione, che ha previsto inoltre una forte tutela per i Dipartimenti coinvolti nel progetto e che ad oggi non possono garantire la sostenibilità degli insegnamenti affidati.
“In coerenza con quanto espresso nei vari Consigli di Dipartimento, abbiamo preferito astenerci dal prendere una posizione netta poiché insoddisfatti degli elementi a disposizione per la valutazione e contrariati dal rilascio di un secondo titolo che, per come strutturato, non risulta coerente con il percorso ingegneristico già erogato dal dipartimento di Ingegneria.
Inoltre, avremmo preferito giungere in seduta con più concretezza sulla copertura finanziaria di questo progetto importante che assorbirà, almeno per il medio periodo, gran parte delle risorse del nostro Ateneo. Riconosciamo la valenza di Medicina e la necessità di costruire una più solida rete sanitaria nel territorio leccese: questa emergenza mondiale ci ha insegnato che formazione, ricerca e strutture pubbliche dovrebbero collaborare a stretto contatto nell’ottica di un miglioramento del benessere sociale.” dichiara Giulia Pellegrino
Nonostante lievi criticità, abbiamo accolto con favore l’istituzione dei due corsi magistrali.
Il primo, ovvero “SCIENZE DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE”, sarà allocato a
Brindisi, posizione strategica e funzionale alla valorizzazione del processo di costruzione di un rapporto di collaborazione con le Nazioni Unite, il Word Food Program, il Reggimento San Marco, tutte realtà con sede a Brindisi. Tale posizionamento, potrebbe infatti rispondere alla nostra richiesta di investimento e rilancio del progetto Brindisi, con particolare riferimento alla Cittadella della Ricerca.
Auspichiamo inoltre, che la collaborazione con l’ONU possa portare ad una proficua opportunità di occupazione anche nello stesso territorio, costituendo altresì un fondamentale elemento di attrattività per l’intero Ateneo anche in termini di incremento del numero di immatricolati ai CdlM.
Riteniamo invece che il progetto “SCIENZE E TECNICHE DELLE ATTIVITÀ MOTORIE PREVENTIVE E ADATTATE” sia di fondamentale importanza in quanto, oltre a fornire un ottimo piano di studi, è volto a garantire una prospettiva agli studenti della triennale in procinto di conclusione del primo ciclo didattico, lavorando in ottica di ridimensionamento della dispersione dei laureati triennalisti. Il corso propone la formazione di specialisti dell’attività motoria in grado di guidare soggetti di diversa età e stato di salute a corretti stili di vita che includono l’attività fisica e sportiva.
Ultimo corso di laurea discusso è la triennale in “SVILUPPO SOSTENIBILE E CAMBIAMENTI CLIMATICI” per la quale abbiamo espresso forti contrarietà in quanto afferente ad una classe di laurea già attiva all’interno dello stesso Dipartimento. Nonostante tale corso vedrà la sua attivazione sul territorio brindisino, punto sicuramente a favore nell’ottica di una rivalutazione delle sedi decentrate della nostra università, riteniamo che la strategia di istituzione di nuovi corsi di laurea in classi già accreditate, piuttosto che ad un miglioramento globale dell’offerta formativa, decreti la morìa di corsi preesistenti ( e che attualmente non presentano un elevato numero di iscritti). A tal proposito, riteniamo infatti maggiormente produttivo partire dalla rivalutazione e adeguamento alle nuove esigenze territoriali e formative dei piani di studio.
“Crediamo fondamentale investire nella nostra università e nel nostro territorio, affinché i giovani possano finalmente poter dire di voler rimanere a studiare nella propria terra grazie ad un’offerta formativa e una città realmente a misura di studente. Ma tante sono ancora le barriere e le criticità che ci pongono in una condizione di continua subalternità: in primis sicuramente la mancanza di un’adeguate infrastruttura di trasporto locale, che rappresenta il primo irremovibile ostacolo alla vita della provincia e di Lecce e quindi allo sviluppo del territorio stesso. Un ostacolo di cui abbiamo pesantemente tenuto conto nell’esprimere le nostre posizioni.” conclude Giulia Pellegrino.