A partire dalla primavera 2021 il castello Acquaviva d’Aragona sarà il centro dell’offerta culturale e turistica della città.
I 560 mila euro del progetto Emoundergrounds, infatti, rendono possibili interventi di promozione, valorizzazione e fruizione dell’immobile, al centro ieri di un sopralluogo e delle verifiche da parte di tecnici e funzionari dell’ente e di Giuseppe De Prezzo, architetto del settore New Technologies & Design Department di Cetma, il consorzio che si è aggiudicato i servizi di assistenza tecnica e di progettazione. Al sopralluogo ha preso parte anche l’assessore al Turismo e allo Sviluppo Economico Giulia Puglia. La verifica è servita a stilare la “tabella di marcia” degli interventi, la consistenza di alcune azioni preliminari (soprattutto nei sotterranei) e il raccordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
Grazie ad ausili tecnologici e informatici, audio-guide, pannelli, realtà aumentata, simulazioni, applicazioni mobili intelligenti, schermi interattivi e proiezioni, i visitatori potranno fare un salto nel passato trovandosi virtualmente a tu per tu con duchi e baroni o con prigionieri chiusi nelle segrete. Un percorso emotivo e suggestivo tra storia e leggenda, che ha al centro inevitabilmente la figura di Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, il “Guercio di Puglia”, che era il figlio di Giulio I Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, e di Caterina Acquaviva d’Aragona, duchessa di Nardò, e che nell’estate del 1647 fu inviato dal regno di Napoli a domare la rivolta di Nardò. Gli ambienti interessati saranno l’atrio (all’ingresso da piazza Battisti) che diventerà una “welcome area”, le terrazze di due torrioni (il più grande, che si affaccia su via Roma, e quello in corrispondenza del Museo della Città e del Territorio), destinate a area multifunzionale (spazio per incontri e letture, angolo multimediale e area social) e per bambini, e soprattutto i sotterranei, dove nascerà un vero e proprio itinerario virtuale per scoprire la ricca storia del castello e, in parte, della città.
Costruito sotto il ducato degli Acquaviva d’Aragona nel XV secolo, il castello ha un impianto quadrangolare con tre torrioni circolari e uno a mandorla. Era circondato da un fossato che fu colmato agli inizi del ‘900, salvo per il lato attiguo alla Villa Comunale. Fa parte di una serie di castelli aragonesi della fine del 1400 per la difesa della Terra d’Otranto dopo l’attacco del 1480 nella città idruntina e la presa di Gallipoli del 1484. Con le leggi napoleoniche venne sottratto alla casata degli Acquaviva e passò al demanio del Regno per poi essere acquistato dai baroni Personè alla metà dell’Ottocento. Nel 1933 fu venduto al Comune di Nardò per 78 mila lire.
“Con Emoundergrounds e quindi con la storia del castello e di Nardò – spiega Giulia Puglia – diamo al visitatore un pretesto eccezionale per entrare più profondamente nel contesto della città. Da un lato un nuovo e originale motivo di attrazione, dall’altro la possibilità di avere il centro, anche fisico, dell’offerta culturale e turistica. Prendendo come riferimenti le esperienze positive dei castelli di Otranto e Corigliano. Il castello è un luogo magico, che custodisce vicende ancora in parte sconosciute e che aggiungono ricchezza e fascino al patrimonio storico della città”.
“Abbiamo in dote altre straordinarie risorse per la città – sottolinea l’assessore alla Cultura Ettore Tollemeto – ancora una volta frutto della capacità di programmare e di intercettare fondi esterni che l’ente ha dimostrato di avere. Mettiamo a sistema una parte importantissima della nostra offerta culturale, facendo fare un salto di qualità alla stessa. Sarà molto emozionante per tutti scendere nei sotterranei oppure stare seduti comodamente sui torrioni a scoprire con le tecnologie più avanzate storie e leggende del castello e uno spaccato della storia di Nardò”.
Emoundergrounds (“emotional undergrounds”, sotterranei emozionali) vede Nardò capofila di una rete internazionale di infrastrutture culturali e rientra nel programma di cooperazione europea Interreg V-B Adriatic-Ionian 2014-2020. Riguarda dieci partner di progetto e cinque partner associati tra Italia, Grecia, Croazia, Slovenia, Albania, Montenegro, Bosnia-Erzegovina. I primi sono, oltre al Comune di Nardò, i Comuni di Carpi (Modena), Andravida-Kyllini (Grecia), Ivancna Gorica (Slovenia) e Kukes (Albania), l’agenzia di sviluppo di Rijeka “Porin” (Croazia), l’istituto pubblico “Fortezza della Cultura” di Sibenik (Croazia), il centro regionale di sviluppo di Koper (Slovenia), l’organizzazione del turismo del Comune di Bar (Montenegro) e l’agenzia per lo sviluppo delle piccole e medie imprese di Trebinje (Bosnia-Erzegovina). I secondi sono la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto, la Fondazione Forte Marghera del Veneto, l’ente turistico di Rijeka (Croazia), il Comune di Komen (Slovenia) e il centro della cultura di Bar (Montenegro). Il progetto, finanziato con 2,8 milioni di euro (di cui 560 mila per Nardò), punta a sfruttare il fascino intramontabile di luoghi segreti e il mistero restituito da anguste stanze e bui corridoi del piano interrato di un maniero.
Il castello di Nardò, uno dei dieci attrattori culturali valorizzati (castelli, fortezze e altri edifici con sotterranei), completerà il suo percorso verso la dimensione di contenitore culturale e struttura d’attrazione turistica. Oggi, oltre a ospitare alcuni uffici comunali (aula consiliare, protocollo, segreteria, staff del sindaco, Ced), è sede di diversi attrattori culturali: permanente dedicata a Vittorio Bodini, Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari, Museo della Città e del Territorio, Museo della Speleologia e del Sottosuolo, Museo “Luigi Stifani”.