L’ex Antoniano di via Generale Cantore diventerà un centro polivalente diurno e notturno per persone affette da disturbi dello spettro autistico. Lo ha deciso la giunta guidata da Pippi Mellone che con la delibera n. 172 ha stabilito la destinazione d’uso dell’immobile dopo l’intervento di recupero da 3 milioni 565 mila euro, interamente finanziato dalla misura di rigenerazione urbana relativa allo Sviluppo Urbano Sostenibile (Patto per la Puglia – FSC 2014-2020) della Regione Puglia. Prima dell’affidamento della progettazione esecutiva, infatti, si è reso necessario individuare con precisione la destinazione dell’ex Antoniano al fine ovviamente di garantire la previsione di tutti gli spazi e gli ambienti necessari e idonei. Una destinazione, peraltro, contemplata nelle finalità sociali inizialmente individuate in fase di candidatura del progetto. Con la stessa delibera l’esecutivo cittadino ha avviato le procedure per l’affidamento della progettazione esecutiva dell’intervento.
Il “disturbo dello spettro autistico” è un campo vasto in cui si identificano difficoltà nella reciprocità della comunicazione e dell’interazione sociale e presenza di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi. I problemi compaiono già nella prima infanzia, cioè intorno al secondo o terzo anno di vita, e persistono per tutta la vita. Pur non esistendo cure definitive, è fondamentale la presa in carico tempestiva del soggetto e l’intervento con terapie comportamentali. Si tratta di disturbi purtroppo in aumento in tutto il mondo e in Italia si stima che interessino 1 bambino su 77 (soprattutto tra i 7 e i 9 anni).
“È un intervento – spiega l’assessore all’Urbanistica Ettore Tollemeto – che ha una duplice valenza. La prima è il recupero di un edificio dismesso e quasi dimenticato, che è una ferita per un quartiere centrale. Diamo alla città un profilo nuovo, un pezzo del mosaico della rigenerazione urbana, che comprende anche l’Urban Park, la rete di piste ciclabili previste dal progetto CicloNardò, l’intervento sulla villetta di via Giovanni XXIII, il recupero dell’area dei bagni pubblici di corso Galliano, il restyling di piazza Mazzini e di altri incroci stradali strategici. La seconda è di tipo sociale, perché qui nascerà un centro per persone affette da autismo, patologia purtroppo molto diffusa che richiede uno sforzo importante da parte delle istituzioni anche a livello locale”.
“La rinascita della città passa anche da queste cose – sottolinea l’assessore al Welfare Maria Grazia Sodero – perché l’indirizzo che abbiamo dato al recupero dell’immobile ha un valore sociale importantissimo. Chi ha in famiglia un problema di questo tipo e in generale chi si occupa del tema sa perfettamente che sul territorio c’è una evidente carenza di strutture adeguate per il supporto a soggetti affetti da autismo. Per cui questo centro avrà una funzione cruciale a livello di servizi d’Ambito. L’intervento nel suo complesso dimostra ancora una volta la capacità dell’amministrazione di guardare lontano, di programmare, di intercettare risorse vitali e di collaborare con altri soggetti, in questo caso la nostra Diocesi”.
Sulla città arrivano dunque altri 3 milioni e mezzo di euro, parte di un finanziamento di 6 milioni di euro per la strategia d’area condivisa con Leverano e Porto Cesareo. Il Comune di Nardò, com’è noto, ha inserito l’immobile nella proposta a seguito di una intesa con la Diocesi di Nardò Gallipoli, proprietaria dello stesso, che a novembre 2018 ha ceduto per venticinque anni – al prezzo simbolico di 1 euro – il diritto di superficie dell’area su cui sorge il complesso (che occupa un lotto compreso tra le vie Pitagora, Leonardo Da Vinci e Generale Cantore). Il progetto è stato redatto dagli ingegneri Lorenzo Daniele De Fabrizio e Gregorio Raho e dall’architetto Antonio Vetrugno. L’esigenza e l’opportunità del recupero dell’immobile per fini sociali è emersa anche dai contributi dei cittadini e dei portatori di interessi istituzionali in occasione delle iniziative di partecipazione che il Comune di Nardò ha organizzato nell’ambito della strategia di rigenerazione urbana. L’immobile sarò uno snodo importante per la riqualificazione di tutto il quartiere.
Nel dopoguerra mons. Gregorio Gaballo pensò di realizzare con le donazioni dei fedeli un’opera per l’assistenza dei meno abbienti e l’educazione dei giovani, intitolata a S. Antonio. La costruzione venne avviata nel 1948 e continuò per tutto il decennio successivo anche per l’esiguità dei fondi a disposizione. Nel 1957 si iniziò a costruire uno spazio da 500 posti da destinare a teatro e sala cinematografica. Nel 1963, a lavori non ancora ultimati, fu deciso di utilizzare questo immobile per trasferirvi provvisoriamente i reparti dell’ospedale ospitati nell’ex convento di S. Antonio, già in precarie condizioni statiche. L’urgenza portò all’esecuzione di lavori di adattamento e finitura in economia, eseguiti con maestranze locali, sotto la direzione dei tecnici comunali. A seguito dell’inaugurazione della nuova sede dell’ospedale civile di via XXV luglio nel 1968, i reparti dell’Opera Antoniana furono trasferiti e l’immobile fu destinato ad ospitare diversi istituti di istruzione superiori sino ai primi anni 2000. La sala ha ospitato abbastanza regolarmente spettacoli teatrali e cinematografici sino ai primi anni ’80, successivamente è stata utilizzata come auditorium annesso all’oratorio della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù sino alla metà degli anni ’90, quando è stata definitivamente chiusa.