Alle famiglie che hanno in casa bambini o altre persone affetti da disturbo dello spettro autistico è permesso uscire dalla propria abitazione e raggiungere Parco Raho per una passeggiata all’aria aperta. Lo stabilisce un’ordinanza del sindaco Pippi Mellone che riguarda le persone che soffrono di autismo e di altre patologie dalle quali ugualmente derivano problematiche comportamentali gravi tali da imporre uscite esterne per il contenimento degli aspetti auto-aggressivi e aggressivi. Passeggiate che sono molto spesso routine terapeutica quotidiana per soggetti in queste condizioni cliniche e che, per tale motivo, è necessario garantire loro, nei limiti del possibile (peraltro, in un periodo in cui sono chiuse scuole e centri diurni). Il provvedimento ha effetto a partire da domani.
Deve trattarsi, ovviamente, di situazioni certificate dai servizi sanitari territoriali che hanno in carico il paziente, certificazioni dalle quali dovrà emergere la necessità di uscire da casa per evitare l’aggravarsi di comportamenti di difficile gestione. Parco Raho, che da un punto di vista strutturale e funzionale si presta ottimamente a tale scopo, è autorizzato quindi all’apertura dal lunedì al sabato, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 18. L’accesso è consentito su appuntamento concordato con il gestore (tramite whatsapp ai numeri di telefono 340 2669128, 329 5340550, 320 6219805) e per un numero di quattro persone per turno, ciascuna con relativo accompagnatore (familiari, operatori sanitari o altri assistenti). Resterà chiuso il chiosco bar all’interno dell’area.
“Responsabilmente cerchiamo di fare tutto il possibile per limitare gli spostamenti e i contatti – sottolinea il sindaco Pippi Mellone – ma nello stesso tempo dobbiamo stare attenti alle esigenze di persone speciali, nei confronti delle quali la prescrizione di rimanere a casa può essere difficilmente sostenibile o addirittura dannosa. Abbiamo voluto dare loro una speranza, un ritaglio di tempo e di spazio che è di fondamentale importanza. Basteranno pochi accorgimenti e un pizzico di buon senso da parte di familiari e accompagnatori per rispondere ad una esigenza che, come altre, in questo periodo non possiamo permetterci di comprimere”.