Lo hanno seguito, padre e madre, come tutti i genitori vorrebbero fare nei confronti dei figli. E lo hanno tenuto per mano veramente fino all’ultimo passo, quello che fa addentrare gli uomini nei territori misteriosi della morte, dove solo chi ha fede può nuovamente camminare. Insieme.
Una storia straordinaria, nella sua unicità ma anche nel suo dramma, ha scosso le comunità di Nardò e Copertino. Il figlio, appena cinquantenne, è scomparso a fine gennaio in seguito ad una repentina malattia che non gli ha lasciato scampo. Dopo qualche giorno l’anziano padre ha deciso di non lasciargli la mano. Ed è morto, addormentandosi per sempre nel suo letto alle quattro del mattino. Era il dieci febbraio.
Poco più di due giorni e anche l’anziana moglie ha deciso di tendere loro la mano nel buio luminoso dell’Aldilà. È deceduta mentre ancora erano in corso le operazioni per la sepoltura dell’amato coniuge. La vicenda è accaduta a Nardò ma molto lontano dal centro abitato cittadino. Una storia che si è consumata, in tutta la sua drammaticità, nella masseria La Grande, uno dei pilastri più solidi dell’antico impianto rurale del comprensorio dell’Arneo. Come si diceva la zona, catastalmente nota come “Le Fattizze”, non è conosciuta se non fosse per la famosa pista circolare della Porsche, che si trova proprio lì.
L’azienda agricola dei Gioffreda, questo il nome della famiglia, è florida e molto conosciuta per gli ottimi prodotti caseari, per l’ottima qualità delle greggi e degli animali allevati in una zona a forte vocazione zootecnica. I valori condivisi non sono quelli di questo secolo ma affondano le proprie radici in una tradizione millenaria dove difesa dei territori e del bestiame, lavoro senza sosta e fedeltà alla famiglia rappresentano le pietre angolari di un perimetro inespugnabile. Non suonerà strano che la zona dove abita la famiglia si trovi proprio lungo quella denominata, nello stradario di Nardò, come la “strada della Transumanza”.
Qualche anno fa, però, uno dei figli della coppia di allevatori – lui dedito alle greggi ed all’azienda, lei alla cura della casa e della prole – si ammala gravemente. La situazione peggiora ed in poco più di cinque anni la malattia del giovane uomo avanza tanto da togliergli la vita. «Non piangete – recita il manifesto funebre – sarò l’angelo invisibile della famiglia». Il funerale viene celebrato nella chiesa di Boncore il 29 gennaio.
Lo spirito dell’Angelo, e lo era davvero per i due genitori, non si allontana. Dopo la tumulazione del povero cinquantenne nel cimitero di Copertino – era nato nel luglio del 1969 – il dolore non si dissolve. Il padre di 76 anni, si lascia andare all’alba del 10 febbraio. Era un uomo forte, temprato dalle avversità e dalla fatica. Si dice sia morto di dispiacere. L’11, sempre a Boncore, vengono celebrati i funerali.
Alle 9 e 45 del giorno successivo si ricongiunge ai suoi cari anche la mamma di 75 anni. Stava poco bene ma nessuno si aspettava che la sua situazione precipitasse. I suoi funerali vengono celebrati ieri pomeriggio, sempre a Boncore. Dove il parroco ha visto, davanti ai suoi occhi, la storia di una famiglia sfilare in tre bare e in meno di due settimane.