Come è possibile vedere, in queste ultime settimane l’amministrazione ha intrapreso una serie di importanti iniziative al fianco di alcuni artisti che a vario modo si sono messi a disposizione della Città.
Si è trattato di percorsi lunghi e burocraticamente complessi, attraverso i quali è stato possibile raggiungere dei risultati che secondo me sono stati di arricchimento stilistico e culturale del tessuto urbano.
Mi riferisco ai murales, diversi ancora in cantiere, o alle opere dello scultore Daniele Dell’Angelo Custode.
Nei confronti di queste ultime ho letto delle considerazioni piuttosto spietate o in certi casi persino sintetiche critiche offensive e velenosissime.
Si esordisce con “io non ne capisco di arte ma…” e si finisce ad inanellare aggettivi come “brutti, obbrobri, ferro vecchio”.
Ora c’è da dire che l’editoria è pregna di saggi su come comprendere l’arte, quella contemporanea in particolare, e io suggerirei a molti, anche a qualche consigliere di minoranza, l’umiltà di sapersi documentare. Ci sono infatti fior fior di autori che si cimentano nella difficile interpretazione dell’estro artistico attraverso l’analisi del contesto storico e sociale, della psicologia, degli impulsi individuali e, perché no, delle tendenze commerciali.
A che serve quindi studiare i fenomeni che segnano le correnti nelle varie epoche se poi tutto può essere vanificato con una valutazione bieca, gettata lì senza pensare alle conseguenze?
Dico questo perché poi in fin dei conti stiamo parlando di artisti, individui dotati di una sensibilità differente rispetto alla media. È un dato di fatto anche se per qualcuno può sembrare inverosimile.
Ma a margine di questo c’è un aspetto da non sottovalutare ed è la totale incapacità da parte di taluni di non sapere gioire per i successi di un concittadino, in questo caso si tratta di un uomo che con perseveranza e impegno cerca di crescere, sperimentando tecniche ed elaborando idee, portando idealmente Nardò nelle realtà internazionali in cui periodicamente espone.
L’arte è soggettiva, è vero, ma è oggettivo invece il coraggio di credere in sé stessi, oggi più che mai, e nelle proprie capacità.
Personalmente credo nel valore del bello, nell’idea che l’arte serva ad innescare immaginazione e riflessione. Il mio invito quindi è quello di opinare al massimo sul pensiero che un’opera genera, mai sulla qualità dell’opera stessa. E magari interrogare l’autore con spirito sgombro dal pregiudizio.
Bruno Munari sosteneva che “quando qualcuno dice “questo lo so fare anch’io” vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima”. E aggiungo qui le parole di Erich Fromm: “l’uomo che non può creare vuole distruggere”.
Gianluca Fedele
Consiglio comunale di Nardò