Chi vuole fare un’analisi oggettiva e rispettabile della questione Tari, oggi non può che dire che i cittadini di Nardò – nonostante aumenti dell’Ager, contenziosi, normative – pagheranno praticamente la bolletta che hanno pagato nel 2016 o appena il 3% più cara (10 euro circa). E questo è merito dell’Amministrazione di Pippi Mellone che nel frattempo ha sforbiciato il vecchio piano finanziario del gestore dei servizi di igiene urbana con quel provvidenziale meno 10%. È evidente, di conseguenza, che chi vorrà continuare a fare analisi farlocche e soggettive, dirà che i neretini sono stati stangati. Ma non è vero e, visto che parliamo di numeri, non è nemmeno una questione opinabile.
Eppure le prove di disonestà intellettuale non mancano. Per esempio, quella di Daniele Piccione, che dice che sulla Tefa “l’Amministrazione Risi ha pagato nel 2015 tutto quello che c’era da pagare, circa 1 milione e mezzo di euro per gli anni 2011 e 2015”. Niente di più falso. Dal 2010 al 2016 il Comune di Nardò non ha versato alla Provincia di Lecce la “bellezza” di quasi 980 mila euro. I numeri e i documenti non si possono smentire, nemmeno se sei Daniele Piccione.
Altro esempio, quello di Marcello Risi. Imbarazzante nel suo sforzo di satirizzare gli eventi, verbalmente violento e infinitamente triste quando sfiora vicende personali degli avversari politici (quando la scuola della sinistra impartiva quella lezione, del resto, lui era l’alunno più diligente). Ma se un problema (rideterminazione delle tariffe e quindi contenzioso con Progetto Ambiente oppure mancati versamenti alla Provincia del tributo Tefa) nasce nel 2010 e tu hai fatto il sindaco tra il 2011 e il 2016, di chi vuoi che sia la colpa? Se negli anni scorsi bisognava assolutamente ridurre la platea degli evasori e non è stato fatto, a chi dovremmo chiederne il motivo? Con chi bisogna prendersela se oggi non si può più rimandare il prendere di petto le due vicende? Oppure l’Amministrazione Comunale, per non urtare l’elettorato come amava fare lui, doveva rimandare ancora e consegnare agli amministratori del futuro la scomoda eredità?
Infine, Lorenzo Siciliano. In mezzo a dati, considerazioni e pezzetti di tragicomica retorica, presi in prestito un po’ qui e un po’ lì, spunta l’ormai consueta “chiamata alle armi”, magari di qualche facinoroso. A suo avviso, il Sindaco Mellone – testuali parole – “dovrebbe essere cacciato dal Comune a pedate!”. È un vizietto quello del rampollo di casa Siciliano, esibito con i residenti di Boncore, contro l’Assessore Tollemeto e oggi contro il Primo Cittadino. Ma è un vizietto molto pericoloso, qualcuno dovrebbe spiegarglielo.
Tony Romano
Consigliere Comunale
Andare Oltre