DUE ANNI DI RECLUSIONE A CHI FU IL MANDANTE DEL ROGO DELLA SUA AUTO

Nella sentenza che è stata emessa in data 20 febbraio 2019, dalla giudice Annalisa De Benedictis, dopo sei anni è emersa finalmente la responsabilità a carico del mandante. I fatti vennero scoperti perché uno dei giovani impegnati a commettere materialmente il reato si bruciò mentre dava fuoco all’automobile. Per questo motivo fu ricoverato nell’ospedale di Brindisi. Da lì partirono le indagini.

“Prete Pasquale, quale ideatore dell’incendio alla mia auto, in uso a mio figlio una Fiat Punto, avvenuto in Galatone nel giugno del 2013, è stato condannato a due anni di reclusione, con riconoscimento del risarcimento del danno, morale e materiale. Attendiamo le motivazioni della sentenza.

Sei anni per conoscere il volto di chi ha voluto ordinare, e purtroppo usare alcuni ragazzi, un grave e colpevole reato per incutermi paura, sulla base e su presupposti di, non so cosa. Un personaggio che per me continuerà a rimanere un emerito sconosciuto.

È ovvio che oggi sono soddisfatto, e ringrazio gli inquirenti, la giudice e la giustizia che come sempre è lenta ma inesorabile. Rimango dell’idea che, come dichiarai all’epoca dei fatti, i commercianti di Galatone, nonostante miei educati inviti e solleciti, persero un’occasione d’oro a non prendere le distanze da simili soggetti, che con il mondo laborioso e produttivo di questo paese, non hanno nulla a che fare.

Nel mio piccolo continuerò a fare il mio lavoro, e quando posso svolgerò sempre la mia attività sindacale e ad avere fiducia nella giustizia e nella Carta Costituzionale, nata dalla resistenza antifascista. Ci sono coloro che agiscono nell’oscurità e nell’ombra, per ritorsione, che non amano la nostra democrazia, i diritti di chi lavora, e non possiedono nel loro Dna il rispetto per le leggi, che sono nati per delinquere e far saltare in aria e incendiare auto.

Ancora oggi sono turbato per quell’incubo, insieme a questo mi pervade il disorientamento per una tale prepotenza, spavalderia ed arroganza, per di più basato su un enorme ed oscuro equivoco. Tutta questa vicenda fa riflettere, addolora i cuori, e non gioca a favore e al bene di una comunità, della nostra stessa civiltà. Rafforza l’idea che dichiarare, manifestare, di essere contro alcune persone e metodi, diviene impegnativo e quel che è più importante richiede coraggio, che molti non hanno”.

 

Maurizio Maccagnano
sindacalista dissidente