Nei giorni scorsi, a mezzo stampa, il prof. Mennonna, con toni diretti ed accessi, ha accusato di “altro tradimento” nei confronti del compianto Paolo Zacchino, l’Associazione “Amici Museo di Porta Falsa”, in riferimento alle modalità con cui si è svolta la Cavalcata Storica, evento di punta dell’estate a Nardò.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una mamma, profondamente indignata per le parole rivolte a suddetta Associazione.
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“Caro Mario Mennonna,
chi ti scrive è una giovane mamma che per ovvi motivi non fa più parte dell’Associazione “Amici Museo di Porta Falsa” e, con tutto il rispetto che posso nutrire per te, due righe le scrivo per rispondere alla lettera che hai voluto scrivere alla gente di Paolo Zacchino, visto il modo che hai utilizzato per mostrare il tuo dissenso verso le decisioni prese dall’Associazione Amici Museo, della quale, fino a prova contraria, tu stesso ne sei membro e che avresti potuto palesare in suddetta sede e non a mezzo stampa. A nulla serve ora criticare, dopo tutto il lavoro svolto da chi ha organizzato il tutto.
Detto questo volevo dirti che, leggendo la lettera ho riscontrato molti punti sui quali non sono assolutamente d’accordo. Innanzitutto, parlo per me, durante la mia permanenza in associazione non ho mai notato questo stretto, e da te osannato, rapporto del quale tu ti frego di aver avuto con il compianto Paolo Zacchino. A maggior ragione ricordo con chiarezza che Paolo era sempre contrario ai tuoi modi di fare per realizzare qualcosa su cui comunque entrambi lavoravate. Andavate verso la stessa direzione,ma su binari diversi. Lq maggior parte delle persone che hanno vissuto Paolo Zacchino di certo , rivolgendosi a lui, non avrebbero usato la terminologia che hai usato tu in questa lettera,se è questo quello che volevi.
Paolo era molto semplice, umile e tutto il suo operato rispecchiava il suo modo d’essere,di certo diverso dal tuo,che hai sempre voluto fare le sue stesse cose ma in grande. Ed è proprio questo che lui voleva evitare.
Ricordo chiaramente in più occasioni che Paolo si sentiva esasperato dai tuoi modi di fare e lo diceva a chiare lettere, senza mai nascondersi. La discrezione era tutto per Paolo e non voleva mai apparire da solo in tutto quello che faceva.
Paolo non ha mai vissuto per un “io e te” come tu hai scritto, ma ha sempre vissuto per il “noi”, comprendendo tutti quelli che facevano parte della sua vita.
Mi spiace che Paolo sia sempre stato idealizzato e mai vissuto per quello che era e per ciò che faceva.
Pochi lo hanno capito.
Nom portarmi rancore, ma tutta questa cattiveria dimostrata nei confronti di coloro che erano le persone a cui tenevi un tempo quando dicevi che eri contento di questa famiglia, non l’accetto.
Sono le stesse persone che faticosamente nonostante tutto lavorano e si sforzano di mantenere vivi i sogni di Paolo. Certo che anziché scrivere questo papiro avresti potuto trovare il modo in assemblea di far sentire la tua voce.
I panni sporchi, caro Mario, si lavano in famiglia.
Con questo gesto capisco che tu a quella che era la tua di famiglia non tenevi affatto rispetto a quanto dicevi.
Diversamente sapevi come fare per farti sentire.
Creare scompiglio agli occhi della gente per buttare fango dopo tutto il lavoro fatto è facile, restare nella difficoltà è tutt’altra storia.
Paolo c’era nelle difficoltà e mai ha mosso cattiveria nei confronti di nessuno.
Qui, invece, al posto del ricordo affettuoso, sincero, sentito, vissuto, di Paolo, leggo solo cattiverie gratuite e giusto per dire qualcosa, che facesse si rumore, ma a danno di chi in silenzio continua a lavorare.
Pertanto caro professore se l’obiettivo comune è ricordare Paolo Zacchino allora facciamolo molto serenamente ognuno per quello che può, senza screditare l’operato altrui e senza arrivare a questi che si, possiamo chiamarli oltraggi alla memoria di Paolo.”
M.R.