” L’infarto miocardico acuto – STEMI nel 2018” questo il titolo dell’attesa corso convegno a carattere interregionale che, organizzato dalla Fondazione Toscana” Gabriele Monasterio” per la Ricerca Medica e di Sanità Pubblica. CNR d’intesa con il 118 di Massa-Carrara, si terrà per l’intera giornata di sabato 12 maggio (inizio ore 9) nella sala convegni dell’ospedale del Cuore “G. Pasquinucci” via Aurelia Sud a Massa. L’evento sarà aperto dal dottor Luciano Ciucci Direttore della Fondazione “Monasterio” e dalla dottoressa Maria Teresa De Lauretis Direttore Generale asl Nord Ovest;.I lavori diretti dal dottor Sergio Berti – Direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia Diagnostica ed Interventistica Ospedale del Cuore della stessa Fondazione “G. Monasterio” , vedranno la presenza di illustri relatori ed esperti del settore . Responsabile scientifica dei lavori nonché relatrice la dottoressa Maria Laura Valcelli Referente Formazione Personale 118 Polo Nord AUSL Toscana Nord Ovest che si occupa di queste problematiche in modo tenace ed altamente specialistico: l’infarto per il personale del 118 tutto (medici ed infermieri) come è noto è il loro “pane quotidiano”. Assieme alla dottoressa Valcelli anche il Dott. Alberto Ranieri De Caterina – dell’Unità operativa di Cardiologia Diagnostica Interventistica Ospedale del Cuore – Fondazione “G. Monasterio” . L’evento ha ottenuto 8 crediti ECM per medici chirurghi e infermieri e l’iscrizione è gratuita ma i posti, a disposizione, sono solo 45. “Importante questo
Resta, però, una patologia cosiddetta Tempo Dipendente, in cui i minuti che trascorrono tra la diagnosi e la somministrazione delle cure nella struttura più adatta fa la differenza tra un buon ed un cattivo risultato. E’ per questo motivo che da anni i Sistemi 118, in sinergia con Pronto Soccorso, Cardiologi ed Emodinamisti, hanno ideato e realizzato delle “reti” ossia dei percorsi diagnostico-terapeutici prestabiliti che vengono attivati già al primo contatto tra paziente e medico del 118 (o del pronto soccorso) e che ne prevedono un immediato trasferimento presso l’Ospedale più idoneo, by-passando le usuali tappe intermedie che comportavano ritardi nella somministrazione delle cure. Perché questi percorsi siano efficienti è necessario che tutte le componenti della “rete” siano sincronizzate, dotate di apparecchiature all’avanguardia e continuamente formate ed aggiornate sulle novità e sulle rivisitazioni dei protocolli esistenti. Ed è proprio questo lo scopo di questo Convegno in cui insieme ad alcuni dei più illustri Colleghi del settore faremo il punto sulle strategie di cura dell’infarto miocardico con l’obbiettivo di migliorare ancora di più le nostre performances. Gli fa eco il dottor Sergio Berti responsabile dell’evento “ Le malattie cardiovascolari sono uno dei problemi più importanti di salute pubblica; rappresentano la principale causa di morte in Europa, con oltre 4,3 milioni di decessi nel 2005. Poco meno della metà di queste si verificano prima dei 75 anni (1,8 milioni) e il 54% colpisce il genere femminile. Le forme più comuni di malattia cardiovascolare sono la cardiopatia ischemica che costituisce il 22% (1,9 milioni del totale dei decessi. al di sotto dei 75 anni. L ‘infarto acuto del miocardio ricade nel gruppo delle sindromi coronariche acute che si differenziano a seconda dei cambiamenti dell’elettrocardiogramma in: infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto “ST” (o “STEMI”: ST Elevation Myocardial Infarction) e senza sopraslivellamento all’elettrocardiogramma del tratto ST “NSTEMI”. Se l’ostruzione coronarica conduce all’arresto totale del flusso sanguigno nel territorio irrorato dall’arteria interessata, da quel momento il muscolo del cuore inizia inesorabilmente a morire. Il quantitativo di muscolo perduto dipende da quanto tempestivamente interveniamo per riaprire la coronaria occlusa e portare nuovamente ossigeno al muscolo. Infatti i primi 60 minuti dall’inizio dei sintomi dell’infarto (tipicamente un dolore oppressivo sul petto) sono chiamati “l’ora d’oro” perché è in questa fase che muore più muscolo. In questo periodo ogni minuto risparmiato significa vite salvate. I medici dell’emergenza rilevano la presenza di un infarto osservando all’elettrocardiogramma una alterazione definita appunto “sopraslivellamento” del tratto ST, l’infarto è appunto denominato STEMI. Le problematiche relative al trattamento dell’infarto “STEMI” sono notevoli proprio perché combattiamo contro il tempo. Il trattamento dell’infarto è riaprire l’arteria occlusa in modo che il muscolo del cuore smetta di soffrire. Il modo migliore per riaprire l’arteria coronaria è stato dimostrato essere l’angioplastica, cioè avanzare un palloncino del diametro di qualche millimetro all’interno dell’arteria e gonfiarlo per qualche decina di secondi. Una volta sgonfiato il sangue riprenderà a fluire portando al muscolo nuovamente ossigeno e nutrimento. Le problematiche del trattamento dell’infarto STEMI sono riconducibili a due a aspetti. Il primo relativo al tempo impiegato a fare diagnosi di infarto e a trasportare nel minor tempo possibile il paziente nell’ospedale in grado di riaprire efficacemente la coronaria ammalata. Il secondo l’organizzazione all’interno dell’ospedale dotato di emodinamica che riceve il paziente che a sua volta deve garantire 24 ore su 24 tutti i giorni un team esperto in grado di intervenire in tempi brevi. Il convegno affronterà tutte queste tematiche, in altre parole quella che si chiama “l’organizzazione della rete per il trattamento dell’infarto STEMI”.
“La nostra rete dello STEMI – spiega il dottor Sergio Berti – è stata una delle prime in assoluto nel nostro paese. La rete ha iniziato a muovere i primi passi nei primi mesi dell’anno 2000 tra mille difficoltà. Dal 2006 abbiamo iniziato raccogliere tutte le informazioni che potevano aiutarci a migliorare l’efficienza della nostra rete, tempi di percorrenze delle ambulanze, tempo nel quale il team di sale era in grado di eseguire l’intervento di angioplastica etc. Questo grande patrimonio culturale di dati ci ha consentito di migliorare progressivamente l’efficienza della rete facendo registrare una costante e progressiva riduzione dei tempi che intercorrono tra il momento in cui viene fatta la diagnosi e il momento in cui viene riaperta la coronaria.
Negli ultimi due anni la nostra rete, che comprende i territori della Lunigiana, dei territori di costa di Massa e Carrara e quello della Versilia, si è confermata come prima in Italia per numero di infarti STEMI trattati all’anno (dati sicieta italiana di cardiologia interventistica 2016 e 2017), con un numero di casi costantemente sopra 400, più di uno al giorno. Tutto questo perché l’infarto miocardico acuto STEMI continua a rappresentare una delle più importanti sfide della cardiologia moderna. Nell’arco di pochi minuti si decide il destino di un paziente. Se non trattato in tempo l’infarto può portare all’arresto cardiaco o, in caso di sopravvivenza, a danni irreversibili al muscolo cardiaco, tali di influenzare la prognosi e la qualità della vita a medio e lungo termine. Come riportato dalle più recenti linee guida della società di cardiologia europea nell’anno passato, sebbene la sua incidenza sia leggermente ma progressivamente in calo, tuttora ci dobbiamo aspettare un numero di STEMI all’anno compreso tra i 40 e i 70 casi su 100000 abitanti. 30 anni di continue innovazioni hanno portato ad una imponente riduzione della mortalità dello STEMI, sia a livello intraospedaliero, che si attesta tra il 4 e il 12% (a seconda dei centri e delle caratteristiche cliniche di presentazione) sia ad un anno, in media del 10%. Le tappe di questo successo sono state tre. Dapprima negli anni 80′, l’utilizzo dell’aspirina e la trombolisi, da sole capaci di ridurre del 25% la mortalità di un paziente con STEMI, irruppero come protagoniste nella terapia immediata dello STEMI. Poi negli anni 90′ la dimostrazione che la riapertura mediante angioplastica del vaso colpevole dell’infarto riduceva la mortalità rispetto alla terapia trombolitica. E infine, dall’inizio del nuovo millennio, la diffusione a macchia d’olio delle delle reti dell’infarto, imponenti sistemi organizzativi coinvolgenti il servizio 118, i reparti di Pronto Soccorso, le UTIC e le sale di Emodinamica 24/24 – 7//7. E’ proprio questa ultima tappa che sta alla base di un’adeguata gestione dello STEMI, dalla pronta diagnosi in ambulanza all’immediato trasporto in sala di Emodinamica.”
QUESTO IL PROGRAMMA “. Dopo i saluti: Dottor Luciano Ciucci – Direttore Fondazione Toscana” Gabriele Monasterio” per la Ricerca Medica e di Sanità Pubblica. CNR – e della dottoressa Maria Teresa De Lauretis, Direttore Generale Azienda Asl Toscana NordOvest; seguiranno quelli delle autorità. Subito dopo la Presentazione del corso a cura del Dottor Sergio Berti . Prima sessione: Moderatori : Dott. Antonio Rizza ; Dott. Alberto Conti: relazioni: La rete STEMI apuo-versiliese:
Moderatori: Dott. Sergio Berti – Dott. Cataldo Palmieri. Seconda sessione– Moderatori : Dott. Giuseppe Arena, Dott. Giuseppe Pepe, Dott. Alessio Lilli. Interpretazione elettrocardiografica dello STEMI, falsi positivi/negativi: Dott. Luigi Emilio Pastormerlo;Quadri particolari di STEMI : Dott. Alberto Ranieri De Caterina Coronarografia: tecniche di esecuzione e quadri angiografici dello STEMI: Dott. Marcello Ravani; Modalità di rivascolarizzazione coronarica in corso di STEMI: Dott. Marco Ciardetti- Discussione. Nel pomeriggio : esercitazioni pratiche e discussioni
Interpretazione live di tracciati ecg trasmessi in diretta con il sistema attualmente in uso sulle ambulanze 118 coordinamento: Dott. Stefano Maffei e Fabrizio Paoli.
Per iscrizioni limitate a 45 contattare per mail la segreteria organizzativa: marialaura.valcelli@uslnordovest.toscana.it