“LIBERI POPOLARI” SUL CASO CORTE DEI CONTI

Sono palesemente ridicole, oltre che del tutto infondate, le polemiche in merito all’addebito al Comune di Nardò delle spese legali disposto dalla sentenza della Corte dei Conti, perché tale previsione è semplicemente frutto della normativa vigente (art. 31 comma 2 del Codice di Giustizia Contabile), dove si stabilisce come “con la sentenza che esclude definitivamente la responsabilità amministrativa per accertata insussistenza del danno, ovvero, della violazione di obblighi di servizio, del nesso di causalità, del dolo o della colpa grave, il giudice non può disporre la compensazione delle spese del giudizio e liquida, a carico dell’amministrazione di appartenenza, l’ammontare degli onorari e dei diritti spettanti alla difesa”. Legare questo fatto a presunti errori contabili, come fa qualcuno, significa semplicemente mistificare la realtà. 

La sentenza della Corte dei Conti di cui tanto si discute in questi giorni, è frutto solo ed esclusivamente della scelta che il Procuratore della Corte dei Conti ha fatto per verificare se, come avvenuto per il 2011, anche nel 2012 i conti del Comune fossero stati artefatti.

Un dato è infatti assolutamente certo ed inconfutabile: avevano ragione Pippi Mellone ed Oronzo Capoti quando denunciarono le irregolarità contabili del Comune di Nardò in relazione all’anno 2011 e questo è stato sancito da parte della Corte dei Conti che ha certificato lo sforamento del patto di stabilità relativa al 2011, a causa dell’elusione del Patto generata attraverso i debiti fuori bilancio che furono allora “nascosti” e rinviati al 2012. Per l’anno 2012 il Procuratore, di sua iniziativa, ha voluto approfondire le indagini sui conti.

Può sembrare paradossale, alla luce degli attacchi sferrati in questi giorni da parte di alcuni esponenti dell’opposizione ma, almeno questa volta, gli interessi dell’Amministrazione comunale erano perfettamente coincidenti con quelli della minoranza (o meglio con quelli dei soggetti che erano stati chiamati a rispondere di danno erariale). Anche per questo l’impegno per cercare di mettere ordine nei conti comunali dell’epoca è stato veramente imponente.

A pagare le spese di un’eventuale condanna, infatti, non sarebbero stati solo Sindaco, Consiglieri, Dirigente e Segretario dell’epoca, ma al Comune di Nardò sarebbero state irrogate sanzioni pesanti per lo sforamento (dal taglio delle risorse al blocco delle assunzioni del personale alla riduzione delle indennità delle cariche istituzionali) che non avrebbero consentito di fare tanti interventi sulla sistemazione delle strade e su altre attività che invece si stanno portando avanti. Altro che rimborso di poche decine di migliaia di euro di spese legali: in caso di condanna di Risi e dei suoi il danno per l’Amministrazione Comunale guidata da Pippi Mellone sarebbe stato di svariate centinaia di migliaia di euro.

 

Piero Errico

Presidente “Liberi Popolari” Nardò