La rete museale della città di Nardò accoglie l’ultimo arrivato, il Museo della Città e del Territorio, ospitato nelle sale del piano ammezzato del Castello Acquaviva d’Aragona e aperto al pubblico a partire da sabato 24 marzo, in occasione delle Giornate Fai di Primavera.
Il Museo nasce nel solco di Enrico Guidoni, il compianto docente di Storia dell’Urbanistica alla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, che negli anni Novanta teorizzò la necessità che ogni città italiana dovesse avere un suo museo “della città e del territorio” in grado di ripercorrere la storia della città e delle sue ricchezze storiche, artistiche, architettoniche. Ecco perché si è lavorato a un Museo della Città e del Territorio di Nardò che, peraltro, avrà il ruolo di fulcro del sistema dei contenitori museali e degli attrattori della città (Museo della Preistoria di Nardò, mostra permanente “Viviamo in un incantesimo” dedicata a Vittorio Bodini, Museo della Memoria e dell’Accoglienza, Museo del Mare Antico, Museo della Civiltà Contadina, Museo Archeologico dei Ragazzi, Museo Diocesano e Acquario del Salento), considerata la sua capacità di “indirizzare” verso gli altri siti e quindi verso l’approfondimento di tematiche specifiche legate alla storia e al contesto ambientale di Nardò, cioè l’archeologia, il mare, le testimonianze storiche, le tradizioni, il filone religioso, la cultura.
Ad ospitare questo nuovo attrattore culturale della città il piano ammezzato del Castello (il cuore dell’antico fortilizio e anche la parte più antica di epoca angioina poi ricostruita nel Rinascimento dalla famiglia Acquaviva-Aragona) oggetto di un intervento di restauro finanziato con risorse del Poin (Programma Operativo Interregionale) per il recupero di “Attrattori culturali, naturali e turismo” da destinare a contenitori culturali. Un passaggio cruciale che coincide con la forte volontà dell’amministrazione comunale di svuotare gradualmente il Castello dagli uffici comunali e di riconvertirlo proprio a contenitore culturale, come in parte è già avvenuto.
Il Museo della città e del Territorio, di fatto, è un percorso sulla storia di Nardò dal periodo romano sino all’età contemporanea attraverso quattro sale allestite con pannelli descrittivi, reperti, dipinti e statue, tutti di proprietà del Comune di Nardò. Il “racconto” parte proprio dalle tracce del periodo romano e dal reperto costituito da un frammento di statua raffigurante probabilmente Livia Augusta e prosegue (anche attraverso una epigrafe di Porta Viridaria) con la Nardò medievale, cioè le origini della città attorno all’Abbazia di Santa Maria di Nerito, la Nardò di Federico II, la leggenda del Crocifisso Nero, l’era angioina. C’è poi una “finestra” dedicata alla Nardò Rinascimentale, con gli Orsini-Del Balzo e gli Acquaviva-Aragona, e una dedicata al periodo seicentesco con la vicenda del Guercio di Puglia. Non manca una tappa nelle stupende tracce barocche della città e una nell’epoca illuminista con Antonio Sanfelice e Giovan Bernardino Tafuri. I preziosi dipinti del Museo sono quelli di Ferdinando Sanfelice, che raffigura il fratello vescovo Antonio Sanfelice, o di autore anonimo che raffigurano Sant’Antonio da Padova, San Gregorio Armeno, la Beata Vergine dell’Incoronata (con San Michele Arcangelo e il Toro, simbolo civico). L’ultima sala del Museo è dedicata all’arte contemporanea con i lavori di Ercole Pignatelli e con la statua “Il rimorso” di Michele Gaballo.
L’allestimento è stato curato dall’architetto Giancarlo De Pascalis, la gestione dello stesso è stata affidata in modalità gratuita e temporanea ad Archeoclub Terra d’Arneo. Domani è prevista la visita al Museo della commissione consiliare Cultura, presieduta da Fabrizio Durante, mentre l’apertura al pubblico è fissata per sabato 24 marzo alle ore 9:30, in coincidenza dell’avvio delle visite al Castello per le Giornate Fai di Primavera (che a Nardò consentiranno anche la visita della chiesa di Santa Teresa). Il Museo resterà aperto per tutto il periodo primaverile nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle ore 10 alle 12, e nelle giornate di lunedì e giovedì, dalle ore 17 alle 20. L’amministrazione comunale è al lavoro per un affidamento stabile a partire dalla prossima estate.
“Non è solo un altro museo che si aggiunge alla nostra rete – spiega l’assessore alla Cultura Ettore Tollemeto – ma è il fulcro della rete stessa, una sorta di “indice” della storia della città che rimanda continuamente ad altri aspetti culturali, ambientali, naturalistici di Nardò e che quindi invita alla visita degli altri musei e attrattori. Peraltro, l’inaugurazione del Museo è un significativo passo in avanti nel compimento della strategia che vuole il nostro Castello trasformato in un grosso contenitore culturale, in grado di far fare al visitatore una esperienza molto profonda nella città, nella sua storia e nelle sue peculiarità”.
“Il Museo– spiega Giancarlo De Pascalis – è un autentico viaggio nella storia della città e permette di “leggere” tutte le epoche che Nardò ha attraversato, con fatti, protagonisti, luoghi. Quasi un doveroso tributo al percorso della città attraverso i secoli che oggi è in forma embrionale e che speriamo domani possa passare attraverso uno spazio e contenuti più grandi, sempre all’interno del Castello, che di quelle vicende storiche è stato un crocevia quasi obbligato”.