La nostra città torna agli “onori” delle cronache e stavolta non sono circostanze positive. Qualche giorno fa, all’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti regionale, la relazione del procuratore generale Carmela De Gennaro ha affrontato anche il tema dei giudizi relativi a fattispecie di responsabilità sanzionatoria pecuniaria e relativamente a queste l’unica vicenda che nel corso del 2017 ha dato luogo al ricorso a questo rito è stato il mancato rispetto del patto di stabilità del Comune di Nardò relativamente al 2012.
La nostra città torna agli “onori” delle cronache e stavolta non sono circostanze positive. Qualche giorno fa, all’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti regionale, la relazione del procuratore generale Carmela De Gennaro ha affrontato anche il tema dei giudizi relativi a fattispecie di responsabilità sanzionatoria pecuniaria e relativamente a queste l’unica vicenda che nel corso del 2017 ha dato luogo al ricorso a questo rito è stato il mancato rispetto del patto di stabilità del Comune di Nardò relativamente al 2012. Gli amministratori dell’epoca, ricorda il procuratore, violarono consapevolmente le norme del testo unico degli enti locali che impongono il tempestivo riconoscimento dei debiti fuori bilancio. La relazione ha avuto inevitabilmente una eco mediatica dolorosissima per l’ente comunale e per la dignità degli amministratori che sono stati responsabili di questa pagina nera.
Insomma, grazie alla cattiva gestione del passato contribuiamo con esempi negativi alla giurisprudenza contabile e al novero dei casi di “pratiche elusive” del patto di stabilità. Una vicenda emblematica questa del modus operandi di chi ha governato Nardò prima del giugno 2016. Superficialità, approssimazione, nessuna cura dell’interesse comune, menefreghismo alternato a una drammatica inadeguatezza a comprendere e rispettare le norme. C’è una condanna formale da parte della magistratura contabile e, va detto con forza, anche quella della storia di questa città, che ha già relegato questi irresponsabili nell’oblio politico e amministrativo.
La figura simbolo di questa era di disastri è senza dubbio Marcello Risi. Sarebbe normale oggi, alla luce di tutto questo, la scomparsa dai radar della politica e dell’impegno pubblico dell’ex sindaco. Invece in questo contesto di incultura istituzionale, Risi è candidato alle elezioni politiche del 4 marzo, racconta agli elettori del collegio quanto sia stato bravo da primo cittadino di Nardò, suggerisce a Massimo D’Alema di citarlo pubblicamente ad ogni occasione (chissà se l’ex presidente del Consiglio conosce i guai personali di Risi con la Corte dei Conti…), dispensa agli altri lezioni di moralità e di cultura del rispetto delle regole. Stranezze, per usare un eufemismo. A Nardò “comandano i fuorilegge” ha sentenziato qualche giorno fa. Una frase ingiuriosa per ogni singolo neretino e, per altro verso, con contorni esilaranti se detta da uno che ha cercato di prendere in giro il Ministero dell’Economia e la Corte dei Conti con sotterfugi da prestigiatore, in barba alle leggi.
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