A pochi giorni dal 21 novembre, Giornata nazionale dell’Albero, l’associazione politico culturale Nardò Bene Comune dona alla città tre tigli. Ieri mattina, domenica 26 novembre, alcuni rappresentati dell’associazione, accompagnati dal presidente Antonio Manieri, si sono ritrovati ai piedi del monumento dedicato alle Vittime Civili neretine del Bombardamento del 23 luglio 1943 e, nelle grandi aiuole di via Leone Tolstoj, hanno piantato tre giovani esemplari di una specie con grandissima capacità di assorbire anidride carbonica.
A pochi giorni dal 21 novembre, Giornata nazionale dell’Albero, l’associazione politico culturale Nardò Bene Comune dona alla città tre tigli. Ieri mattina, domenica 26 novembre, alcuni rappresentati dell’associazione, accompagnati dal presidente Antonio Manieri, si sono ritrovati ai piedi del monumento dedicato alle Vittime Civili neretine del Bombardamento del 23 luglio 1943 e, nelle grandi aiuole di via Leone Tolstoj, hanno piantato tre giovani esemplari di una specie con grandissima capacità di assorbire anidride carbonica.
“In netta controtendenza con la strage dei pini ai Pittuini, con la condanna a morte degli ulivi monumentali della Sarparea, con le recenti potature indiscriminate delle magnolie a pochi passi da questo luogo”, ha voluto sottolineare Gaia Muci, segretaria dell’associazione Nardò Bene Comune, “abbiamo voluto compiere un gesto simbolico ma di speranza per il patrimonio arboreo della nostra città, in un luogo periferico, ancora poco conosciuto ma dal grande valore storico”.
Alla piantumazione hanno partecipato anche il generale Enrico Carmine Ciarfera che, con un racconto molto emozionante, ha voluto ricordare ai presenti i fatti del tragico bombardamento che provocò la morte di 10 persone, e Angela Martina, referente locale del WWF Salento, che oltre al plauso per il simbolico gesto, ha dichiarato “Spero che la semplice iniziativa di oggi possa aiutare a ricordare che l’ecosistema è un circolo, non una scala. Se noi siamo qui è grazie all’ossigeno che ci viene donato. Piantare alberi, o almeno lasciarli vivere, non è una concessione agli ambientalisti, per diletto, è la base per sopravvivere. Non farlo, espiantare, è da stupidi, incoscienti. Ricordiamocene ogni giorno”.
Anche Massimo Vaglio, presidente della Consulta per l’ambiente presso il Comune di Nardò, informato dell’iniziativa, ha voluto verificare personalmente la piantagione dei tigli rilasciando il suo illustre parere di esperto: “In oltre trent’anni di attivismo ambientale compiuto a capo di importanti quanto combattive associazioni ambientaliste (Rangers d’Italia prima e LIDA poi), documentato in centinaia di articoli di giornale e servizi televisivi, ho combattuto coadiuvato dai tanti ragazzi che mi hanno sempre generosamente affiancato in centinaia di battaglie, molte delle quali avevano come obiettivo il vituperato verde pubblico, sempre più spesso deprivato della sua funzione da potature sconsiderate, quando non inopinatamente completamente distrutto. Diverse battaglie vinte, ma nessuna persa, poiché ritengo che comunque siano andate le cose il batage mediatico scatenato da ognuna di queste piccole battaglie è servito ad elevare la sensibilità ambientale… e scusate se è poco! Certo, c’è ancora molto da fare, e la riprova è la deriva biofoba intrapresa dall’attuale amministrazione comunale che in quasi due anni di attività ha il triste primato di “nessun albero messo a dimora, ma tanti alberi abbattuti e danneggiati” e lo scempio continua con potature che possiamo definire al Napalm! Sono sempre più convinto che sia indispensabile un’educazione ambientale che inizi dalle scuole, ma anche dalle persone, dai cittadini. L’odierna spontanea iniziativa, seppur piccola, deve essere vista molto positivamente. I ragazzi che vi hanno partecipato serberanno il ricordo di questo bellissimo gesto e sono sicuro che nascerà in loro un sentimento di protezione nei confronti del verde, che seguiranno con amore e con la responsabilità che meritano, lo sviluppo di questi nostri piccoli, silenziosi, generosi fratelli, posti oggi a dimora”.