Il tragico evento, però, apre ampi scenari sui malesseri di molti di questi ragazzi dell’ultima generazione che complici le fragilità e le insicurezze per un futuro sempre più nebuloso, non riescono a trovare quella forza necessaria per sconfiggere le loro paure.
E’ difficile riflettere nei momenti più cupi, ma è necessario farlo per capire, nell’immediato, dove sono stati fatti gli errori.
Una società che fornisce quotidianamente delle maschere da indossare per vivere una vita che deve essere, per gli occhi della gente, necessariamente perfetta può essere considerata esente da colpe?
Sicuramente No! Per questo occorre intervenire cercando di contrapporre un rimedio già nella formazione delle nuove generazioni ad iniziare da una maggiore attenzione nella scuola.
Il falso buonismo, il presentare la realtà della vita come una strada priva di difficoltà, l’insegnare di dover raggiungere tutto nel più breve tempo possibile, senza dover guardare ai mezzi usati per poter arrivare alla meta e, soprattutto, il non far crescere i propri figli attraverso gli errori necessari che servono ad accumulare esperienza, sono gli sbagli più comuni che la Famiglia e la Scuola commettono nel nostro tempo.
Il coraggio che si manifestava, nei ragazzi di ieri, nasceva dalla consapevolezza di dover affrontare la vita senza dover sperare nell’aiuto di qualcuno. Una presa di coscienza fondamentale che rappresentava la linfa vitale per lottare giornalmente all’interno di una comunità, ed era proprio questa energia che forniva quella forza utile per non abbattersi dopo le eventuali sconfitte che sono sempre presenti lungo il tragitto di una vita.
Oggi questa robustezza è completamente sparita nei nuovi giovani.
Genitori che addossano le colpe dei propri figli agli insegnanti nelle scuole, agli amici nella quotidianità, generano quel senso di onnipotenza virtuale nei ragazzi che si trovano, a loro volta, indifesi davanti al primo scoglio che la vita sarà costretta a presentare lungo il cammino di ognuno di questi.
Abbiamo creato una generazione di giovani fragili e insicuri che alle prime difficoltà decidono di mollare o peggio ancora di scaricare la loro rabbia e le loro frustrazioni sugli altri.
La socialità di un tempo, il confronto con gli amici, il vivere insieme tra la gente senza l’oppressione del falso controllo odierno dei genitori, rendeva già piccoli uomini gli adolescenti di un tempo.
Oggi il mondo virtuale ha sostituito tutto questo e, molto spesso, quello che si crea nel nuovo contenitore altro non è che una realtà effimera che svanisce appena si aprono gli occhi sulla vita.
Il grido d’allarme lanciato tristemente dall’epilogo odierno, deve allargare la visione a nuovi scenari per poter comprendere meglio come, il povero Daniele, sia stato, solo una incolpevole vittima di una società che ha perso ogni valore umano e soprattutto considera l’uomo, in quanto tale, un numero privo di essenza vitale e, per questo motivo, diventa inutile dover guardare a tutti gli aspetti che ognuno,nella propria individualità, esprime in modo differente.
La nostra comunità deve al più presto estendere il dialogo alle famiglie, ai giovani e ai cittadini attraverso le istituzioni scolastiche e religiose per poter entrare nel tessuto sociale per cercare di raddrizzare, attraverso l’ascolto, il confronto e la riflessione, questa deriva complessiva delle nuove generazioni a cui è obbligatorio porre un freno prima che sia troppo tardi.
Aladino Aloisi