OFFICINA CITTADINA RISPONDE A MELLONE

Quel che prima era un sospetto ora è certezza.

Il sindaco Mellone vive un momento di RABBIA estrema: si è reso conto che di PAROLE ne ha dette tante mentre di FATTI ne ha realizzati pochini e la prova sono i quattro assessori che, in tempi diversi, ha mandato a casa.

Fino a quando la sua rabbia si scarica all’interno del suo piccolo “mondo chiuso”, quello dei fedelissimi che pendono dalla sua bocca e che gli dicono sempre di si, non c’è problema.

Quando però le sue elucubrazioni travalicano quel confine e coinvolgono altra gente che non condivide nulla di ciò che egli rappresenta, allora il discorso è diverso.

In questi ultimi giorni il “capo” si è mostrato in tutta la sua rozza brutalità, adottando un metodo da “ciarpame politico” che, probabilmente, solo alcuni dei suoi fedelissimi approvano: quei fedelissimi che assumono sempre un comportamento ossequioso e servile, che trova la sua ragione nell’offrirsi al loro “capo” solo per rincorrere il successo e la notorietà.

Le caratteristiche peculiari di Mellone sono note: l’onnipresenza, la capacità di presentare le sue elucubrazioni come verità supreme (più parla e più si esalta e si autoconvince della validità delle sue affermazioni), la mancanza di rispetto per gli altri (per tutti gli altri che gli sono avversi), l’uso abbondante della retorica e della logorrea.

Si impunta sulle promesse, magnificandole e sforzandosi di convincere che le realizzerà, e si vanta di quant’è bravo a difendere i poveri ai quali destina, novello Lauro, pacchi alimentari.

Ma il fatto gravissimo è che, secondo la sua logica, dovrebbero essere gli altri ad adattarsi al suo standard anche se ciò è impossibile: qualunque persona che conosca il rispetto, l’educazione, l’onore, la dignità, la coerenza, il peso della parola data, non può condividere nulla del personaggio.

Ultimamente, dimentico dell’alta carica istituzionale che ricopre, ha ritenuto di attaccare, insolentendole, persone il cui unico torto è quello di non condividere nulla di quanto egli dice o fa.

E, al culmine del parossismo, non riuscendo più a frenarsi, ha attaccato violentemente quello che per lui “è il capo dell’opposizione, l’avvocato degli schiavisti”: povero Mellone, il risentimento lo ha talmente obnubilato che, evidentemente, la RABBIA si è trasformata in DELIRIO.

Primo, perché a Nardò non c’è nessun capo dell’opposizione che sia avvocato.

Secondo, perché definire un legale “l’avvocato degli schiavisti” rappresenta, in un uomo normale, una caduta di stile ma in un avvocato (quale Mellone è) denota qualcosa di molto più grave.

Il sindaco di Nardò dovrebbe sapere che la figura dell’avvocato difensore, in materia penale, è un principio dettato dalla Costituzione poiché tutti, anche i criminali più efferati, hanno il diritto alla difesa: da ciò discende che MAI bisogna confondere l’avvocato con il cliente.

Ma c’è di più!

Perché Mellone definisce UN SOLO avvocato come “l’avvocato degli schiavisti”?

Nel procedimento Sabr ci sono stati MOLTI AVVOCATI che hanno difeso gli imputati e, quindi, secondo il suo irrazionale ragionamento, dovrebbero essere TUTTI “avvocati degli schiavisti”.

Perché ne attacca solo uno? E’ lui, forse, l’unto dal Signore che assegna patenti agli avvocati?

Una cosa, però, la dovrebbe capire: a seguire, lo ripetiamo a CHIARE LETTERE, il suo balzano ragionamento, e volendo tacciare di essere “L’AVVOCATO DEGLI SCHIAVISTI” quanti hanno solo esercitato la loro professione, difendendo nel processo Sabr, si è reso conto che lo stesso appellativo dovrebbe riservarlo anche a qualche altro avvocato, che pure ha difeso in quel processo, e che fa parte di qualche nucleo del Comune di Nardò (al quale, sia chiaro, non si può elevare alcun rilievo perché, come tutti gli altri avvocati, ha solo fatto ciò che gli competeva)?

Ma per Mellone le regole valgono per tutti o solo per quelli che non gli vanno a genio?

E, ancora, l’avvocato (nei cui confronti si nutre il massimo rispetto e che mai nessuno si potrebbe permettere di apostrofare in termini negativi per aver egli esercitato al meglio la sua attività professionale) che lo difese nel processo per DIFFAMAZIONE, che contro di lui propose Giuseppe Fracella (e nel quale Mellone, in primo grado, fu condannato salvo poi ottenere, in appello, una sentenza di non luogo a procedere esclusivamente perché Fracella ritirò la querela), secondo il metro adottato dal sindaco, dovrebbe essere definito “l’AVVOCATO DEI DIFFAMATORI”?

Assistendo a tutto ciò che Mellone è stato in grado di FARE e di DIRE in questo anno di amministrazione, occorre concludere che sicuramente è stato colpevole, da parte di molti, attendere tanto a lungo, pazientando, con la speranza che si rendesse conto dei suoi errori e cambiasse.

E’ venuta l’ora di dirgli PUBBLICAMENTE che la rabbia che lo sta consumando lo sta conducendo ad atteggiamenti e parole inqualificabili: proprio per questo è il caso di chiedere a chi gli sta vicino, e gli vuole bene disinteressatamente (ammesso che qualcuno esista), di aiutarlo, come si fa con una persona che non sta bene.

Per favore, aiutatelo!

UFFICIO STAMPA

OFFICINA CITTADINA