Addio Nardò bella, s’infrange contro la vecchia politica la finta rivoluzione civica di Pippi Mellone. Scacciate senza colpa le liste schierate a sostegno del piccolo sovrano, il quale arrivò ad obbligare i transfughi di un’altra coalizione a permutare il proprio ormai storico nome “Forza Italia” in un più rassicurante “Forza Nardò”.
Così, delle otto “civiche” a sostegno di Mellone, ben cinque avevano finito per inserire all’interno del proprio nome la parola “Nardò”. Una scelta dettata dall’obiettivo di suscitare negli elettori una reazione emozionale che li portasse a credere ad un intimo ed indissolubile legame di tali realtà con il territorio e con la gente di Nardò.
Oggi cosa rimane di quelle “civiche” targate “Nardò” nel governo cittadino? Ebbene, non ve n’è alcuna traccia. Su sette assessori, quattro sono fedelissimi di Mellone (tutti di Andare Oltre, più il vicesindaco Capoti), due sono candidati di Vaglio ed uno è uomo del Partito Democratico, ben visto dal governatore della Regione Puglia.
Risulta evidente che la fiducia ottenuta da tanti neritini in un “civismo” a servizio del territorio ed in particolare nei propri candidati di riferimento è stata spudoratamente tradita da Mellone. Mai Nardò ha visto fare scempio così sfacciato della volontà popolare, mai è stata così eterodiretta e subalterna al potere ed agli interessi baresi.
Se “civismo” significa sacrificio dei singoli per il bene della collettività, chi ha oggi le redini del governo cittadino sta procedendo in direzione diametralmente opposta, sacrificando Nardò ed i neritini sull’altare di oscuri interessi esterni alla nostra comunità.