MARTINA, ADA, MARCO E GLI ALTRI: L’EMERGENZA COVID E LA VITA CHE CAMBIA

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MANIERI

Disabilità e lockdown: i responsabili del centro socio-educativo “Armonia” di Nardò raccontano le giornate degli utenti dopo la pandemia tra rinunce, speranze e scenari inediti Visite guidate annullate, progetti rimandati a chissà quando. Storie tristemente note nell’era Covid. Stavolta però vittime dell’“inconveniente” sono persone speciali come Martina, Ada, Marco, Giovanna e gli altri. Siamo nel centro socio-educativo e riabilitativo “Armonia”, al civico 2/B di via Avetrana a Nardò. L’immobile è un ex mattatoio di proprietà comunale ristrutturato negli anni scorsi e divenuto una struttura diurna per persone disabili dai 6 ai 64 anni. Qui gli ospiti svolgono anche attività motorie e riabilitative, oltre a ricevere prestazioni legate alle esigenze di vita quotidiana. Gestito dalla coop sociale “Polis”, dalla sua nascita nell’aprile 2018 il centro è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 a servizio dei comuni dell’Ambito di Zona 3: Nardò (comune capofila), Copertino, Galatone, Leverano, Porto Cesareo e Seclì. Ambiente, educazione stradale, musica, ippoterapia: un fiume di iniziative in appena due anni. Fino, appunto, al lockdown dello scorso marzo. «Per noi le attività di socializzazione sono di fondamentale importanza – dichiara Pierluigi Polo, direttore del centro – ma il Covid si è messo di traverso e oggi ogni ingresso in struttura è estremamente contingentato. Se per gli operatori è un ostacolo in qualche modo superabile – prosegue Polo – per i ragazzi la mancanza di contatti esterni è un problema. Alcuni di loro, per esempio, grazie alle escursioni organizzate hanno potuto rivedere il mare dopo anni e anni». «Dall’inizio dell’emergenza – spiega invece Anna Sonia Mariano, responsabile delle attività educative e laboratoriali – abbiamo suddiviso gli ospiti in gruppi riorganizzando gli spazi e spiegando come rispettare le distanze. In passato abbiamo accolto nel centro musicisti, animatori, sportivi. I ragazzi hanno ricambiato la cortesia andando a trovare associazioni, gruppi, compagnie teatrali e visitando i musei locali e il parco di Portoselvaggio. Per quanto riguarda lo sport, avevamo iniziato un nuovo percorso di inclusione sociale con la squadra di basket dell’“Andrea Pasca Nardò”, in passato con noi sempre disponibile. Purtroppo, rimandato anche quello». E il servizio di trasporto? «La mattina andiamo a prendere i ragazzi – riprende la parola Polo – e nel pomeriggio li riaccompagniamo a casa, come sempre. Per mantenere le distanze a bordo però facciamo più “viaggi” poiché utilizziamo gli stessi mezzi (un’auto e un furgoncino) che avevamo prima della pandemia». Affrontare l’emergenza Covid al centro “Armonia” è complicato ma non impossibile. «Abbiamo attualmente circa venti utenti e mi preme sottolineare – prosegue il direttore – il ruolo svolto dalla coop “Polis” e dalle sue responsabili Giulia Margiotta Casaluci e Alessandra Romano. Grazie al loro lavoro gli ospiti stanno reagendo bene dopo essere stati catapultati in un mondo più complicato del solito». Altro passaggio, i rapporti con le istituzioni. «Ottimi – taglia corto Polo – con l’Ambito di Zona, lo sportello Pua (Porta Unica di Accesso) dell’ex ospedale e il Comune di Nardò, in particolare con l’assessore comunale ai servizi sociali Maria Grazia Sodero. Ci siamo rapportati con questi enti trovando sempre persone disponibili». Un termine inglese in uso durante il Covid è “smart working”. «Per noi è semplice lavorare al pc o inviare un “buongiorno” su whatsapp quando siamo chiusi in casa – ricorda Polo – ma molti ragazzi nei mesi terribili di marzo e aprile rischiavano l’isolamento totale perché non sapevano navigare in Internet. Perciò all’inizio utilizzavamo le classiche telefonate avvalendoci di professionisti in grado di fornire supporto psicologico. Lentamente siamo poi riusciti a comunicare con loro tramite videochiamate e gruppi social, grazie soprattutto allo spirito collaborativo delle famiglie». Infine, l’apertura al territorio. «Siamo a disposizione di tutti. Mettiamo al centro l’individuo e lavoriamo sulla sua autonomia. Cessata l’emergenza Covid – conclude Polo – chi verrà a trovarci sarà accolto nel nostro cortile da un melograno piantato dai ragazzi il primo giorno di attività del centro, due anni fa. È il nostro biglietto da visita».

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