Galatina – “L’Ingegneria incontra l’Arte”, 8 e 9 novembre grande evento nel cuore del centro storico

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MANIERI

Ingegneria e Arte, tra funzione sociale e identità culturale, possono interagire nelle attività di sviluppo edilizio e immobiliare, annodando e rafforzando i vincoli della storia, con una linea guida: l’importanza del restauro in un Paese come l’Italia, che dispone di un importante patrimonio immobiliare storico.

E’ questo il senso de “L’Ingegneria incontra l’Arte”, progetto di Ludovica Guido che nasce e si sviluppa nel Salento, e che prenderà il via con un grande evento, in programma sabato 9 novembre  (ore 10) a Galatina nella splendida cornice di Palazzo Vallone, appena completato il restauro Galatina Suite, in via Scalfo 22, con l’interazione attiva di sette artisti: Tonino Carafa e Alessandra Marzo (restauratori), Serena D’Amato (ballerina di pizzica), Federica Gabrielli (pittrice), Raffaele Guido (modellismo navale), Corrado Marra (pittore e scultore) e Riccardo Masini (scultore e artigiano del legno). E, ancora, con la partecipazione del noto Art Photographer romano Andrea Pacanowski. L’evento sarà preceduto, venerdì 8 novembre (ore 18), sempre nella stessa location di via Scalfo, dalla presentazione del libro “Danza è architettura” di Silvia Cassetta, architetto e danzatrice, a cura di Ilaria Caravaglio.

Il focus è mettere insieme quello che fa l’ingegnere e quello che fa l’artista. Anche un edificio ha molto da “raccontare”, da riportare alla luce, magari dopo anni, se non addirittura, secoli, di abbandono. Facendone, in prospettiva una dimora storica di pregio, di eccellenza. L’idea, ambiziosa ma per tanti versi esaltante, perché funzionale al rilancio del patrimonio artistico e culturale del territorio, è dell’ingegnere Fabio Guido e della “DG Engineering & Construction Company”, società impegnata da anni nella progettazione, costruzione e restauro.

Fabio Guido pone l’attenzione sul restauro conservativo, riporta e salva tutto quello che c’era di bello nel luogo e lo fa, in qualche maniera, rifiorire. Per l’edificio è una seconda primavera. L’artista cerca di rappresentare il luogo dalle emozioni latenti, dai particolari che riaffiorano dal restauro, per farlo proprio; cerca di catturare l’essenza celata e la traspone attraverso la sua arte, rendendola visibile, quasi palpabile. Il progetto artistico si arricchisce e si espande parallelamente all’incedere della rivitalizzazione materiale del luogo. Da qui, l’arte che racconta l’architettura, l’arte che racconta il posto. Non utopia, intesa come luogo che non esiste, ma eutopia, luogo di bellezza.

 

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