CASO FIRME FALSE – RISI: “ECCO PERCHE’ HO DENUNCIATO MELLONE E GLI ASSESSORI IN CARICA NEL MAGGIO 2021”

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MANIERI

I CITTADINI HANNO IL DIRITTO DI SAPERE.

Nel luglio 2021, quale persona offesa, ho presentato denuncia-querela per il reato di cui all’art. 595, comma 3 del codice penale (falso) o del reato o dei i reati che l’Autorità Giudiziaria Vorrà ravvisare contro l’avvocato Giuseppe MELLONE, nato a Nardò (Lecce), il 12 agosto 1984, residente in 73048 Nardò (Lecce), sindaco in carica della Città di Nardò (Lecce), e contro cinque assessori comunali in carica alla data della deliberazione della Giunta comunale n. 100 del 2021.

Con la denuncia-querela il sottoscritto riferiva che la giunta comunale di Nardò, presieduta dal sindaco avvocato Giuseppe Mellone, il 5 maggio 2021 ha approvato una deliberazione (n. 100 dell’anno 2021) con la quale conferisce incarico legale ad un avvocato esterno per depositare denuncia-querela nei miei confronti, accusato nel testo della delibera di aver pubblicato un video dal contenuto diffamatorio nei confronti del Comune di Nardò, nei confronti del sindaco Giuseppe Mellone e nei “confronti dei dipendenti pubblici dell’ente”.

E’ il contenuto della deliberazione di giunta, invero, ad essere gravemente diffamatorio e lesivo della mia persona e della mia immagine, poiché non ho mai leso l’immagine dell’ente, né quella dei dipendenti, i quali, invece, ho inteso proteggere dalle badilate di fango scaricate sullo stesso Comune di Nardò e sui suoi dipendenti dalle condotte inqualificabili del sindaco in carica e di uno o più dipendenti infedeli.

L’attuale sindaco Giuseppe Mellone, nella primavera del 2016, mentre era candidato sindaco della città, ha attestato come vere firme di candidati della sua coalizione (accettazioni di candidature) che vere non lo erano affatto.

I documenti originali, custoditi negli uffici del comune, sono stati sottratti alcune ore dopo che la magistratura ne aveva disposto il sequestro, con l’esplicito obiettivo di fare sparire le prove.

E’ una delle pagine più buie della storia politica di Nardò, secondo centro della provincia per popolazione.

E desta sconcerto la reazione assai timida, omertosa, quasi complice di molti politici e di tanti cittadini. E’ il segno di un deprimente involgarimento della politica. Di fronte al quale si ha il dovere di reagire.

Sono stato per oltre quattordici anni amministratore della città di Nardò, la mia città. Sono stato sindaco, vicesindaco, consigliere comunale. Ho il dovere di fare gli interessi della mia città anche ora che non ricopro cariche pubbliche, senza lasciarmi intimidire dal furore censorio dell’attuale sindaco e degli attuali assessori. Lo faccio anche con questo atto, che servirà a contribuire alla ricerca della verità e al suo accertamento.

ESPOSIZIONE DEI FATTI

1. Il 5 giugno 2016 (primo turno) e il 19 giugno 2016 (ballottaggio) i cittadini di Nardò sono stati chiamati alle urne per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale.

2. Dopo il primo turno sono andati al ballottaggio, quali candidati a sindaco più votati, Marcello Risi (odierna parte offesa) con 8.366 voti e Giuseppe Mellone con 6.247 voti. E’ giunto terzo nel primo turno elettorale il candidato sindaco Antonio Vaglio con 4.638 voti.

3. Nel primo turno elettorale lo scarto fra il candidato sindaco Giuseppe Mellone, giunto secondo, e il candidato sindaco Antonio Vaglio, giunto terzo, è risultato pari a 1.599 voti.

4. Il candidato sindaco Giuseppe Mellone è risultato poi eletto sindaco nel turno di ballottaggio (con uno scarto di 83 voti).

5. Nel primo turno elettorale al candidato sindaco Giuseppe Mellone erano collegate otto liste: Andare Oltre, 1.607 voti; Riprendiamoci Nardò, 852 voti; Forza Nardò, 810 voti; Movimento Politico Libra, 800 voti; Tutto per Nardò, 544 voti; Grande Nardò, 406 voti; Pippi Mellone Sindaco, 362 voti; L’Altra Nardò, 94 voti.

6. Con esposto-denuncia al Comandante della Compagnia Guardia di Finanza di Gallipoli dell’8 ottobre 2020 i consiglieri comunali di Nardò Lorenzo Siciliano e Daniele Piccione hanno trasmesso una missiva con la quale il cittadino signor Luigi Russo riferisce quanto segue:

“Il Sindaco di Nardò (LE), Avv. Giuseppe Mellone, nei giorni antecedenti la presentazione delle liste dei candidati alla carica di consigliere comunale, nelle elezioni amministrative di giugno 2016, ha volutamente falsificato, le firme apposte, sui moduli per la sottoscrizione della dichiarazione di accettazione delle candidature alla carica di Consigliere Comunale per il Comune di Nardò, che avrebbero invece dovuto firmare i candidati di alcune sue liste quali: Andare Oltre, Grande Nardò e Riprendiamoci Nardò.

Tale condotta si è resa necessaria perché i candidati avevano apposto la loro firma su un modulo non conforme alla normativa e dovendo far firmare nuovamente tutti i candidati sulla corretta modulistica, ha ritenuto di accorciare i tempi falsificando le firme e autenticandole in qualità di pubblico ufficiale, perché consigliere comunale uscente.

Tali circostanze portano, con assoluta certezza, a ritenere che, il Sig. Sindaco ha sostanzialmente e volutamente falsificato ed autenticato, stante la sua carica di consigliere comunale, numerose firme di candidati alla carica di consigliere comunale.

Il Sig. Sindaco, ha agito nella piena consapevolezza che tale gesto era ed è una grave violazione di legge, aggravata dal fatto che lo stesso è anche un avvocato abilitato all’esercizio della professione, e in totale spregio alle leggi italiane ed alla retta condotta che un consigliere comunale e poi futuro primo cittadino dovrebbe tenere.”

7. I signori Paolo Arturo Maccagnano (candidato nella lista Grande Nardò), Giuseppe Zacà (candidato nella lista Grande Nardò), Carlo Pranzo (candidato nella lista Grande Nardò), Stefania Raganato (candidata nella lista Riprendiamoci Nardò), hanno richiesto alla sottocommissione elettorale circondariale di Nardò la copia conforme dei modelli di dichiarazione di accettazione della loro candidatura alla carica di consigliere comunale sottoscritti prima della presentazione delle candidature nel 2016. Hanno riferito di aver riscontrato, con assoluta certezza, che le firme apposte sui moduli non sono le loro.

Le firme apocrife risultano tutte autenticate dal sindaco in carica Giuseppe Mellone, all’epoca consigliere comunale.

8. In virtù dell’esposto e della querela di cui sopra la Procura della Repubblica di Lecce ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reati contro la Pubblica Amministrazione e reati elettorali a carico del sindaco in carica Giuseppe Mellone (procedimento penale n. 1354/21 R.G.N.R.).

Il Pubblico Ministero ha disposto una perizia grafologica che “ha accertato la non autografia delle firme” autenticate dall’avvocato Giuseppe Mellone, apposte sui moduli di accettazione della candidatura.

9. Non può escludersi che nelle liste Andare Oltre, Riprendiamoci Nardò e Grande Nardò le sottoscrizioni autentiche siano inferiori al numero minimo di 16 per lista previsto dall’art. 73 del T.U.E.L. per i comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti (fascia nella quale rientra il comune di Nardò). Ne deriva, pertanto, che le liste Andare Oltre, Riprendiamoci Nardò e Grande Nardò, collegate al candidato sindaco Giuseppe Mellone, potevano non avere i requisiti minimi per essere ammesse alla consultazione elettorale.

Nell’ipotesi di esclusione delle tre liste, avendo le stesse liste totalizzato 2.865 voti, tale cifra andrebbe sottratta a quella complessiva ottenuta al primo turno dal candidato sindaco Giuseppe Mellone, il cui risultato elettorale diverrebbe pari a 3.382 voti (6.247 meno 2.865).

Operando tale dovuta correzione il candidato sindaco Antonio Vaglio passerebbe dal terzo al secondo posto al primo turno, con diritto di partecipazione al ballottaggio al posto del candidato sindaco poi eletto Giuseppe Mellone.

10. Risulta per quanto esposto che l’intera competizione elettorale e il suo esito sono stati viziati dalla condotta del candidato sindaco Giuseppe Mellone il quale ha falsamente autenticato le sottoscrizioni di candidature di almeno tre liste allo scopo di impedire la loro esclusione dalle votazioni.

11. I fatti esposti oltre a rappresentare gravissime fattispecie di reato, rappresentano atti contrari alla Costituzione e gravi e persistenti violazioni di legge, perpetrate con dolo e inganno da un pubblico ufficiale allo scopo di alterare l’esito del voto e trarre immediato vantaggio personale.

12. Permanendo in carica l’avv. Giuseppe Mellone, considerata la spregiudicatezza del suo operare, è sempre fortissimo il rischio di inquinamento delle prove di reato, nonché di reiterazione del medesimo reato.

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L’INQUIETANTE EPILOGO: SOTTRATTE LE PROVE DAGLI UFFICI COMUNALI

Successivamente alla denuncia dei quattro candidati dalla quale ha preso avvio la vicenda giudiziaria si sono registrati fatti molto gravi che presentano tutte le caratteristiche per essere ascritti ad atti finalizzati alla sottrazione e all’inquinamento delle prove.

Il 30 marzo 2021 ho inoltrato alla sottocommissione elettorale circondariale di Nardò istanza per l’accesso e l’estrazione di copie dei modelli di dichiarazione di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale dei candidati a sostegno della candidatura a sindaco dell’avvocato Giuseppe Mellone.

Recatomi presso gli uffici comunali con grande sorpresa ho appreso che dai faldoni in cui erano conservati i documenti elettorali risultavano sottratti i fascicoli di cinque liste, fra cui proprio quelle che comprendevano le firme di candidati falsamente autenticate.

La sottrazione di tali elementi di prova offre la certezza che sono in corso azioni finalizzate a intralciare l’attività della magistratura con lo scopo di impedire con ogni mezzo l’accertamento dei reati commessi.

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Il 23 aprile 2021 ho pubblicato un video sul social network “Facebook” descrivendo sinteticamente i fatti sopra esposti che per la loro gravità meritano la più netta censura da parte delle istituzioni.

Anziché rispondere nel merito, non per dare soddisfazione a me, ma per spiegare quanto accaduto ai cittadini, assai scossi dalla vicenda, con una arroganza tipica dei peggiori regimi totalitari, il sindaco e gli assessori in carica del comune di Nardò hanno approvato la delibera di giunta n. 100 del 5 maggio 2021, dal contenuto gravemente diffamatorio nei miei confronti (documento allegato n. 002 alla denuncia-querela).

MATTIA BANNER 3

Si riporta un ampio estratto della delibera:

“Premesso che:

– nelle settimane u.s. alcuni organi locali dell’informazione giornalistica hanno diffuso la notizia relativa ad una indagine condotta della Procura della Repubblica di Lecce per fatti relativi alla autenticazione di alcune sottoscrizioni apposte sui moduli di accettazione della candidatura a Consigliere Comunale per le elezioni amministrative 2016 a Nardò;

– in data 23 aprile 2021 l’Avv. Marcello Risi, Sindaco di Nardò sino al 2016, pubblicava, sulla propria pagina del noto social network “Facebook”, un video nel corso del quale egli compie un monologo dal contenuto manifestamente diffamatorio e lesivo nei confronti del Comune di Nardò, in persona del Sindaco p.t. Avv. Giuseppe Mellone, nonché nei confronti dei dipendenti pubblici del medesimo Ente.

– Ed invero, lungi dal limitarsi a parlare della vicenda dell’esposto relativo alle c.d. “firme false” con atteggiamento prudente in considerazione della esistenza di una indagine che, ovviamente, non ha accertato ancora nulla l’avvocato Risi ha in quella occasione ritenuto di offrire una personale quanto fantasiosa ricostruzione della vicenda utilizzando espressioni a dir poco offensive della mia persona, della mia carica di Sindaco, della mia reputazione, nonché di quella dei dipendenti dell’Ente comunale da me rappresentato.

– L’invettiva dell’avvocato Risi prosegue nei seguenti, gravi termini: “il Comune in questi 5 anni si è trasformato, è diventato un luogo opaco nel quale vengono commessi diversi reati, probabilmente da dipendenti, per compiacere l’attuale Sindaco”.

– La inaudita gravità delle dichiarazioni dell’avvocato Marcello Risi è di tutta evidenza così come è evidente che il suo intervento travalica qualunque diritto di critica e di censura consentito e trascende in un clamoroso e spregiudicato attacco personale, diretto a colpire sul piano individuale, senza alcuna finalità di pubblico interesse, la figura morale del Sindaco e di tutta l’amministrazione comunale.

Ritenuto di dover tutelare l’immagine della persona del Sindaco, della amministrazione tutta e dei dipendenti della stessa così violentemente offesa pubblicamente dalle dichiarazioni dell’avv. Risi;

Ritenuto per quanto sopra, doversi conferire incarico legale per la difesa delle ragioni del Comune di Nardò, in persona del Sindaco p.t. Avv. Giuseppe Mellone, ovvero per la redazione e deposito di denuncia-querela presso la Procura della Repubblica – Lecce nei confronti dell’Avv. Marcello Risi per il fatti sopra menzionati, al procuratore legale Avv. Giuseppe Corleto il quale si è reso disponibile allo svolgimento di detto incarico per la somma di € 1.500,00. oltre Iva e Cap;

VISTO il D. Leg.vo n. 267/2000;

VISTO lo Statuto Comunale;

ACQUISITI i pareri favorevoli espressi ai sensi dell’art. 49 del D. Leg.vo n. 267/2000; CON voti unanimi e favorevoli espressi in forma palese;

DELIBERA

per quanto in narrativa da intendersi qui integralmente richiamato e confermato di:

1. incaricare il Sindaco di sottoscrivere il mandato a favore dell’Avv. Giuseppe Corleto con studio sito in Lecce, per la difesa dei diritti ed interessi di questo Ente, ovvero per il conferimento di incarico professionale per la redazione e deposito di denuncia-querela presso la Procura della Repubblica – Lecce nei confronti dell’Avv. Marcello Risi per il fatti suddetti”.

La deliberazione della giunta comunale è naturalmente pubblicata, senza alcun omissis, sull’albo pretorio del comune.

Il suo contenuto è evidentemente diffamatorio e lesivo del mio onore e della mia immagine di ex sindaco e di professionista.

E’ falso, assolutamente falso, che io abbia leso l’immagine della mia Città. Ho, invece, denunciato, come è mio dovere fare, che nei cinque anni di amministrazione Mellone il comune di Nardò sia diventato un ente molto opaco. Vi accadono cose incredibili, in precedenza estranee alla storia politica della città. La sparizione dagli uffici comunali, con un furto commesso senza scasso, delle prove che dovevano dimostrare la responsabilità del sindaco Mellone nella vicenda della “firme false” è l’inquietante dimostrazione di come l’ente sia stato avvolto da una spessa nebbia di illegalità.

E’ falso, assolutamente, falso, che io abbia adoperato espressioni diffamatorie nei confronti dei dipendenti del comune. Della gran parte ho sempre apprezzato qualità professionali e umane spesso oltre la media. Grazie a loro, con gli amministratori che hanno operato negli anni accanto a me, abbiamo realizzato musei, scuole, impianti sportivi, acquari marini, piazze, piste ciclabili, grandi opere pubbliche. Abbiamo restaurato e recuperato chiostri, il teatro, il Castello degli Acquaviva, la ex pretura.

Sono dipendenti di prim’ordine. Quando sono stato sindaco ho sempre chiesto loro di essere fedeli alle istituzioni, non ai politici.

Nutro verso i dipendenti del comune di Nardò sentimenti di sincero e di vivo apprezzamento. Per questo ritengo che vada individuato e processato qual dipendente (o quei dipendenti) responsabile del furto dei fascicoli. Perché se è vera la versione del dipendente comunale che ha denunciato il furto dei fascicoli ai Carabinieri, non c’è dubbio che la sparizione è potuta avvenire solo per iniziativa o con la complicità di uno o più dipendenti o collaboratori del comune.

Ed è doveroso pretendere che si faccia chiarezza. Chi si è macchiato di un reato così schifoso, quel dipendente infedele che per nascondere le prove della colpevolezza del sindaco Mellone ha sottratto dagli uffici comunali i fascicoli destinati alla magistratura (ovvero si è reso complice di chi li ha trafugati) non può continuare a lavorare in comune. E’ un insulto ai cittadini e alla Città.

E’ falso che riferendomi al sindaco Giuseppe Mellone io abbia travalicato il diritto di critica. Ho denunciato alla Città lo squallore di un’amministrazione comunale che ha fatto dell’illegalità la cifra della propria azione: favori continui agli amici, assunzioni di amici tramite contratti con società di lavoro interinale, incarichi a iosa senza procedura comparativa, appalti “bloccati” alla soglia di 39.900 euro per eludere la normativa di settore, affidamenti diretti a valanga, assunzioni senza criterio, mobilità di personale e di dirigenti irrituale. Ho denunciato una scellerata azione amministrativa della quale il sindaco Mellone è naturalmente il primo responsabile.

Con la deliberazione n. 100 del 2021 la giunta comunale di Nardò ha, quindi, inteso deliberatamente mettere in cattiva luce la mia immagine, descrivendomi pubblicamente come un ex sindaco che offende il comune e i dipendenti che ci lavorano.

E’ una inqualificabile manipolazione del mio pensiero, offerta in pasto ai cittadini con un atto pubblico e conferendo incarico ad un professionista esterno (sebbene l’ente sia dotata di un ufficio legale con ben tre avvocati), finalizzata a intimidirmi (impresa, invero, assai ardua) e a colpire la mia immagine di ex amministratore e di professionista, perché avversario politico.

Essendo un professionista e un ex amministratore pubblico stimato e rispettato, reputo che il contenuto della deliberazione leda notevolmente la mia immagine e la mia reputazione.

In questo caso, non opera nemmeno l’esimente dell’esercizio del diritto di critica politica dal momento che le espressioni offensive (e false) consistono non già in un dissenso motivato, espresso in termini misurati e necessari, bensì in uno spregiudicato attacco personale lesivo della dignità morale ed intellettuale dell’avversario (il sottoscritto querelante).

Rispetto all’elemento oggettivo, è da rilevare che, in quanto reato a forma libera, la condotta diffamante risulta perfezionata ogniqualvolta venga offesa la reputazione di una determinata persona, in assenza del soggetto passivo, con qualsiasi mezzo idoneo comunicando con più persone, quindi anche attraverso un atto amministrativo pubblicato sull’albo pretorio del comune (atto pubblico, art. 595, c. 3 c.p.).

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Il procedimento veniva rubricato al R.G. notizie di reato n. 4526/21 e riunito al procedimento penale scaturito proprio dalla denuncia sporta nei miei confronti in conseguenza della citata delibera della giunta comunale presieduta dal sindaco Giuseppe Mellone.

Con atto notificato alla persona offesa il giorno 08.06.2022 il Pubblico Ministero ha formulato richiesta di archiviazione ritenendo che “la delibera si limita a rilevare ‘la inaudita gravità delle dichiarazioni dell’avvocato Marcello Risi’, lamentando che i suoi interventi si risolvano ‘in un clamoroso e spregiudicato attacco personale’ alla ‘figura morale del Sindaco e di tutta l’amministrazione comunale’. Si tratta, in sostanza, di espressioni rientranti nell’ambito di una violenta contrapposizione politica, inidonee come tali a offendere la reputazione del RISI”.

Poiché tale richiesta appare ingiusta, ingiustificata e illegittima, ho proposto formale opposizione all’archiviazione.

Innanzitutto, giova rimarcare che con la delibera di giunta origine della denuncia-querela sono stato accusato pubblicamente di “offendere la reputazione dei dipendenti dell’Ente comunale”. Come esposto nella denuncia-querela, è assolutamente falso che io abbia usato espressioni diffamatorie dei dipendenti comunali.

Aver scritto questo di me in una delibera di giunta pubblicata sull’albo pretorio aveva un solo scopo: colpire la mia dignità e mettermi in cattiva luce agli occhi degli oltre cento dipendenti del Comune di Nardò. E’ un atto gravemente diffamatorio, che merita di essere punito.

Il Pubblico Ministero con il medesimo atto archivia la denuncia sporta contro di me affermando che le mie dichiarazioni “risultano scriminate dalla loro sostanziale corrispondenza ai fatti che sono stati accertati”.

Risulta, infatti, accertato, si legge nel provvedimento del Pubblico Ministero, che il sindaco Mellone, nella campagna elettorale del 2016, abbia “falsamente autenticato come vere firme di candidati che vere non erano”. E sempre a giudizio del Pubblico Ministero “corrisponde al vero che sia stata posta in essere una gravissima attività di inquinamento delle prove, essendo dal Comune di Nardò scomparsi alcuni fascicoli nei quali erano inseriti gli originali delle candidature sulle quali le firme erano false, né si può negare che la sottrazione dei documenti sia stata fatta con lo scopo di impedire o ostacolare le indagini che avevano come indagato MELLONE Giuseppe”.

L’avvocato Giuseppe Mellone quindi, quando ha proposta alla sua giunta l’adozione della delibera per querelarmi a spese del Comune di Nardò, sapeva bene di aver autenticato come vere firme che erano false ed era ben consapevole che il furto dei faldoni è avvenuto allo scopo di intralciare le indagini e di impedire che la Polizia Giudiziaria sequestrasse, come disposto dal Pubblico Ministero, i fascicoli con le firme di accettazione delle candidature. Almeno egli, quindi, ha commesso anche il reato di calunnia nei mie confronti, poiché ben sapeva che quanto da me dichiarato corrispondeva al vero.

E’ una pagina buia. I cittadini devono conoscerla.

Marcello Risi