IL BONUS FACCIATE ANCHE PER LA CATTEDRALE DI NARDÒ. IL PARROCO: “LE CHIESE TRACCE DELLA FEDE SUL CAMMINO DELLA STORIA”

334
MANIERI

Probabilmente non pensavano alla fede in Dio i funzionari che, nei palazzi che contano, hanno approntato il Bonus facciate consentendo a tanti di cogliere l’occasione per rinnovare il volto della propria abitazione potendo usufruire di apposite agevolazioni.

Eppure – gli architetti lo sanno – le pietre parlano, talvolta addirittura si fanno preghiera, esprimendo, dunque, molto più di un agglomerato solido di materiale. Questo è forse anche il sentire di tanti turisti che, in tour nel Salento, si soffermano a contemplare la Cattedrale di Maria Ss.ma Assunta a Nardò. Un luogo che ogni anno attira migliaia di visitatori anche – ma non solo – in virtù del culto del Crocifisso nero. Che, come evidenziato dal parroco mons. Giuliano Santantonio, “sta lì da secoli, viene venerato e anche i neretini che vivono fuori vengono a rivisitarlo”, in un legame profondo con tale simbolo, e con ciò che esso esprime, che neppure la lontananza è in grado di intaccare.

Cosa c’entri il Bonus Facciate con il singolare intreccio di arte e fede che tale affascinante e mistico luogo di preghiera esprime è presto detto: proprio grazie a tale opportunità la Diocesi di Nardò ha proceduto al restauro – già completato – delle facciate della Cattedrale con progetto firmato dallo studio Aerrekappa (arch. Cristina Caiulo e ing. Stefano Pallara). L’intervento ha poi riguardato anche la Torre campanaria e la ripulitura dei palazzi che affacciano sulla piazza, finendo con l’avere un’importante ricaduta in termini culturali ed estetici per la città di Nardò.

L’azione di restauro, di tipo conservativo, come chiarito ancora da mons. Santantonio, che è anche il responsabile dei lavori, ha tra l’altro permesso di recuperare le antiche cromie della facciata e di ripristinare l’altrettanto antica lapide dedicatoria, parte della quale è andata perduta nel tempo, mentre il resto è stato finora conservato nei giardini dell’Episcopio. La parte autentica riguarda la lunetta superiore, mentre il resto è stato ricostruito sulla base dei documenti di archivio.

MATTIA BANNER 3

Una facciata che dunque ha potuto recuperare la sua identità anche se non si tratta di quella originale, risalendo, invece, al 1725 per mano del celebre architetto napoletano Ferdinando Sanfelice su commissione del fratello, l’allora vescovo Antonio Sanfelice. Una ricostruzione, questa, resa probabilmente necessaria a causa della fragilità della precedente.

La Cattedrale, che come è giunta sino ai tempi attuali è originaria del 1088, ha subìto infatti, come è facile immaginare, l’azione del tempo, dei terremoti e varie trasformazioni da parte dell’uomo, ma con una particolarità che colpisce subito l’occhio attento del visitatore: “Tutti gli interventi successivi alla costruzione del 1088 – ha spiegato mons. Santantonio – si sono in qualche modo armonizzati con il precedente, pertanto si respira un’atmosfera di equilibrio tra le diverse espressioni culturali che non è facile trovare in giro”.

Il Bonus – che può dunque essere applicato anche ai beni ecclesiastici – ha permesso alla Diocesi di intervenire per restituire bellezza alla già suggestiva facciata con una partecipazione alle spese del 10%, così come previsto dalla legge. Le operazioni sono iniziate intorno a novembre dello scorso anno. E non si è trattato di un’azione di tipo meramente estetico e artistico, aspetto che pure, certamente, ha il suo significato e la sua importanza.

Nella visione cristiana che emerge con nitidezza dalle parole di mons. Santantonio, “non si visita una chiesa come si visita un museo”, essendoci in un luogo del genere “le tracce di una fede vissuta, testimoniata”. “Le opere d’arte – aggiunge – non sono mai fini a sé stesse, non servono per abbellire il palazzo di un principe, ma per esprimere una fede condivisa”. “Basti pensare – evidenzia ancora – a quanto il culto del Crocifisso abbia inciso nell’animo e nella coscienza popolare di questa città”. Arte, bellezza e fede, quindi. In un intreccio che ha del misterioso. E che rende le chiese non soltanto dei pregevoli monumenti di interesse storico, artistico e architettonico, ma anche delle espressioni di qualcosa di più alto. Per dirla con mons. Santantonio, le chiese sono “tracce della fede seminate lungo il cammino della storia” e questa Cattedrale, in particolare, “vive, da mille anni vive”.

di Sandra Signorella