I SIMULACRI LIGNEI DI NARDÒ NE “LA FABBRICA DEI SANTI”

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MANIERI

Il Museo diocesano di Molfetta è lieto di presentare un viaggio nell’arte, nell’affascinante, variegato e in gran parte inesplorato mondo della scultura ottocentesca dell’Italia meridionale. È questo il percorso compiuto da Francesco Di Palo, autore del volume La fabbrica dei Santi. Francesco Verzella e le botteghe di Picano Testa Citarelli. Aspetti e firme della scultura in legno napoletana dell’Ottocento tra ‘capiscuola’ comprimari allievi epigoni, presentato sotto la superba veste grafica di Claudio Grenzi Editore.

Un itinerario tra i meandri della “scultura napoletana”, espressione con la quale l’Autore intende riferirsi non esclusivamente a quelle opere prodotte dagli artisti di nascita partenopea bensì, in senso più ampio, all’insieme delle opere eseguite nelle provincie da scultori legati all’ex capitale non solo per l’apprendistato e la formazione ma anche per gli indirizzi culturali e modelli di ispirazione. Un itinerario, dunque, tra Calabria, Molise, Basilicata, Campania, Abruzzo, Lazio e Puglia, che ha prodotto la scoperta di personalità artistiche finora sconosciute, di straordinari capolavori dell’arte plastica e delle dinamiche delle botteghe napoletane dell’Ottocento che, con i loro ritmi di produzione proto-industriale, da “fabbrica” – da qui il suggestivo ed emblematico titolo – affermavano ancora il proprio incontrastato protagonismo nel mercato della scultura sacra in legno.

Un lavoro di ricerca e di studio appassionato e complesso che, negli anni, ha portato Francesco Di Palo – membro della Commissione di Arte Sacra e collaboratore della struttura museale diocesana – a contatto con i territori, con i piccoli borghi e le città. Sono i centri interni del Molise, o della Campania, non solo la più famosa di Napoli o ai piedi del Vesuvio, o della Costiera, ma anche quella, più struggente e selvaggia, del Cilento interno; della Puglia di Capitanata, o subappenninica e salentina passando per Nardò; della penisola calabra che si insinua, con la sua natura aspra e maestosa, tra due mari; del basso Lazio, della Basilicata o, ancora, dell’Abruzzo bellissimo e talvolta inaccessibile.

Le opere generate da questi luoghi, talvolta veri e propri capolavori, sono state, e tuttora continuano ad essere, oggetto di culto e grande devozione da parte del popolo meridionale costituendo, inoltre, un patrimonio che attendeva di essere conosciuto e valorizzato anche grazie a stimolanti ed inediti accostamenti e confronti.

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Tra i protagonisti delle 621 pagine, corredate da 700 immagini a colori, emerge il monumentale simulacro del Santissimo Redentore nella chiesa di Santa Teresa attribuibile allo scultore napoletano Giuseppe Picano che fu tra gli scultori che maggiormente segnarono il corso della statuaria di fine Settecento e inizi Ottocento. Tra le novità anche l’attribuzione a Nicola Del Vecchio della splendida e inedita Madonna del Buon Consiglio. Da associare, invece, a Francesco Citarelli l’altrettanto vigoroso San Michele Arcangelo attualmente nel Museo Diocesano, ispirato ad un modello pittorico di Marco Pino da Siena.

«Man mano che proseguivo il mio viaggio – commenta l’Autore – sperimentando anche la fragilità del nostro immenso e sconosciuto patrimonio di civiltà, fede, arte, dal ‘popolo’ inanimato, sembravano farsi avanti, con mirabili opere, gli scultori Giuseppe Picano, Arcangelo Testa, Giuseppe Sarno, Nicola del Vecchio, Francesco Saverio Citarelli, Giuseppe Verzella, Raffaele Della Campa, Gennaro e Giuseppe Cerrone, Michele Trillocco, Enrico Pedace, Vincenzo Reccio, Giuseppe Catello, Luigi Caputo, Ferdinando Cifariello, Francesco Saverio Salzano, Giuseppe Maffia, Giuseppe d’Onofrio, Pasquale e Francescantonio Di Capita, Paolo Emilio Labbate. Altri, di cui mai avevo sentito parlare, sgomitavano più di tutti: Antonio Tafuri, Camillo de Falco, Giovanni e Luigi Avallone o il talentuoso Gaetano Negri. Tutti insieme a ricordarmi, e per far ricordare, che la grande bellezza della scultura napoletana in legno non era morta, come sembrava, a fine Settecento».

Il volume è disponibile contattando il Museo diocesano di Molfetta al 348 4113699 o via posta elettronica a info@museodiocesanomolfetta.it