L’ITALIACHERESISTE – LA LETTERA DI UN MEDICO PER PARLARCI DEI COLLEGHI
Ci sono in alcuni momenti della vita immagini che trasmettono sentimenti ed emozioni che nessuna parola riuscirebbe a suscitare e raccontano la storia. La storia di persone semplici e umili, persone che con il loro esempio danno un senso alla vita. In un momento difficile della nostra esistenza, un momento nel quale le certezze vengono sopraffatte da dubbi e paure il sapere che ci sono persone come Elena Pagliarini, infermiera in servizio presso il Pronto Soccorso di Cremona, e il Prof. Sun Liang Zongan, direttore del dipartimento di terapia intensiva presso l’ospedale della Cina occidentale, e la sua equipe composta da otto medici (sei uomini e due donne, tutti volontari) ci fa sperare che anche nei momenti più difficili è possibile lottare e vincere.
La Sig.ra Pagliarini ,italiana, è il simbolo dell’Italia che resiste e lotta contro un nemico subdolo e invisibile dal nome strano e incomprensibile: SARS-CoV-2 più tristemente noto come “coronavirus”. Non è una eroina come non lo sono le migliaia di medici, infermieri, ausiliari che lavorano in condizioni difficili quotidianamente, rischiando spesso la loro stessa vita, per assicurare ai pazienti le migliori cure. E’ più di un’eroina.
E’ una persona che ama il suo lavoro e la sua gente. Dimostriamo a Elena e a tutti coloro che sono “in prima linea” il nostro affetto attenendoci, per quanto ci possa pesare, a tutte le regole necessarie per contribuire a evitare la diffusione e contagio del coronavirus. E’ la vita di tutti in gioco. Non dimentichiamo quando questa “bufera” sarà passata i sacrifici di Elena e di tutti i suoi “colleghi”. Facile esaltare nei momenti difficili per poi dimenticare. Non lo dimentichino i nostri politici. Non è il momento delle facili e illusorie promesse. Non è il tempo degli sterili localismi. Non si vince questa “guerra” se non la si combatte tutti insieme. E’ il tempo della serietà. E’ il tempo della responsabilità.
Così come dovremmo avere la capacità di non dimenticare i nove medici cinesi che volontariamente sono venuti in Italia, portando apparecchiature e presidi sanitari, ad aiutare non i loro colleghi medici ma noi italiani tutti. Non avevano alcun obbligo e/o interesse a venire oggi in Italia a combattere una “guerra” che non è la loro “guerra”. Hanno abbastanza “grattacapi” a casa loro. Wuhan per intenderci.
Il virus che sta interessando l’Italia non è lo stesso ceppo cinese. Eppure noi, popolo civile, all’inizio del contagio abbiamo gridato all’untore additando i cinesi come responsabili della malattia. Abbiamo disertato le loro attività commerciali, li abbiamo allontanati come fossero appestati. Oggi dovremmo chiedere loro scusa e dire, quantomeno, un semplice grazie. E dovremmo ricordare sempre, e i medici cinesi ce lo hanno ricordato, che la solidarietà non guarda al colore della pelle e alla razza. Non lo dimentichino coloro i quali indulgono in facili populismi e propugnano teorie razziste.
Siamo a un bivio. Passata la fase emergenziale o riscopriamo i veri valori che sono alla base del vivere civile e solidale o seppelliamo definitivamente l’umanità. Dipende solo da noi.
Lucio Tarricone (Salento Nuovo)