MACCAGNANO: “LE MIE RIFLESSIONI SULL’OPERATO DELL’ATTUALE AMMINISTRAZIONE COMUNALE NERETINA”
La prima dote che deve avere un amministratore non è quella di andare oltre. Chi va oltre senza sapere dove va, è destinato a perdersi. La prima dote è quella di vedere oltre, cioè di avere la capacità di prevedere gli effetti delle scelte che si fanno e l’impatto che avranno sulla comunità. Un buon amministratore deve, inoltre, sapere che anche le scelte, apparentemente più semplici o elementari, hanno la possibilità di condizionare fortemente la vita sociale. E’ per questo che si possono sbandierare idroscali, statue e piscine, ma per ogni cittadino, ciò che più conta è il quotidiano. Quello con cui si scontra il cittadino è il dissesto delle strade, la carenza di parcheggi, la burocrazia inossidabile, una generalizzata carenza di servizi.
Non è accettabile che si investano milioni di euro per realizzare delle piste ciclabili quando la città è priva di segnaletica stradale orizzontale con alti rischi per i cittadini che quotidianamente camminano a piedi per le nostre vie. Non è possibile preoccuparsi di futuri potenziali ciclisti e ignorare i tanti attuali pedoni.
E’ veramente vergognoso che si sprechi denaro in opere inutili e si lasci senza acqua coloro che vanno al cimitero a fare visita ai propri defunti. Dare la possibilità a chi si reca al cimitero di poter attingere acqua a tutte le ore del giorno, per qualcuno non è un’opera meritevole di attenzione, forse perché non ha un effetto propagandistico, ma, forse non sa, che la inutile statua che costruisce all’ingresso della città rappresenta un insulto a chi ha i propri cari sepolti in un cimitero privo di acqua. Sono le piccole cose che fanno la differenza. Caso emblematico è il nuovo orario di apertura al pubblico dell’ufficio tecnico. Limitare l’accesso al pubblico a soli due giorni la mattina ed uno il pomeriggio, per un totale di cinque ore settimanali fruibili solo tramite appuntamento online, significa non capire il disagio che si crea nei confronti della cittadinanza e dell’utenza. Significa deprimere un settore, quello edilizio, che deve essere stimolato per favorirne la crescita ed aumentarne l’indotto. Significa una perdita per le casse comunali in termini di oneri non incassati. Significa mortificare la professionalità dei tecnici che, per ragioni indipendenti alla loro volontà, non potranno garantire la tempistica della propria attività. Significa dare l’immagine di una burocrazia lenta, ostruzionistica, alla quale occorre sempre chiedere il favore per ottenere qualcosa che ci spetta di diritto. Una burocrazia usata come arma per non ascoltare e silenziare le voci fuori dal coro. E’ quello che è successo quando, nel tentativo di comporre la frattura che si stava generando con l’amministrazione comunale, mi sono offerto di ascoltare le istanze dei tecnici e per questo ho chiesto di utilizzare la sala “Lorenzo Capone” presso gli uffici comunali di via Falcone. Naturalmente, mi è stata negata con un pretesto burocratico, ma questo non significa che non riuscirò a farmi portavoce delle legittime istanze della collettività nei confronti di chi non vuol sentire. Nei confronti di chi fa illusionismo cercando di magnificare una gestione che poco ha a che vedere con la realtà quotidiana.