GLI OPERAI ITALIANI SONO DIVERSI DAGLI STRANIERI? MELLONE RISPONDI: I NERETINI VOGLIONO SAPERE!
Non c’è nulla da fare: il sindaco Mellone non ci riesce proprio, se non fa propaganda non è contento. Sto parlando della famigerata “ordinanza anticaldo” e della tematica collegata, quella dei lavoratori stranieri e del campo di Boncuri.
La PRIMA DOMANDA è: ma il “CALDO” è diverso a seconda dei lavoratori? Se ci sono, ad esempio, 38 gradi o più, in campagna non si deve lavorare mentre lo possono fare i muratori, gli intonacatori, gli operai delle ditte che posano l’asfalto sulle strade e via dicendo? Gli operai stranieri che raccolgono le angurie sono “diversi” dagli operai italiani che lavorano (all’aperto, magari su strade da asfaltare) con la STESSA TEMPERATURA? E’ chiaro, quindi, che l’ordinanza anticaldo o deve valere per TUTTI gli operai che lavorano all’aperto, con la stessa temperatura, magari adibiti a mansioni più pesanti di quella della raccolta di angurie, o è discriminatoria nei confronti di coloro che con le angurie non hanno nulla a che fare.
La SECONDA DOMANDA è: in base a quale norme di legge il Comune di Nardò (e quindi i neretini che versano regolarmente le tasse) deve pagare, ogni anno, SOMME INGENTI per il montaggio e lo smontaggio dei container del campo di Boncuri, per il trasporto e la custodia, ecc.? ATTENZIONE: quello di Boncuri NON E’ un campo per richiedenti asilo o per chi gode di tutela internazionale, bensì un campo dove alloggiano NORMALI OPERAI in regola con il permesso di soggiorno, che magari risiedono in Italia da molti anni, che si spostano per motivi di lavoro. QUAL E’ LA DIFFERENZA con gli operai neretini che si recano per lavoro in altre parti d’Italia? Se un neretino (o qualsiasi altro italiano che si reca fuori dalla sua città natale per motivi di lavoro) va, ad esempio, a lavorare in Trentino per raccogliere le mele, c’è qualche campo attrezzato dove può risiedere gratis, in un container attrezzato di televisione e aria condizionata, con mensa interna e trasporto per il luogo di lavoro? NON ESISTE nulla di tutto ciò: il neretino deve trovarsi una stanza, deve pagare l’affitto, i pasti, il trasporto e tutto ciò che gli serve per vivere decorosamente!
La TERZA DOMANDA: il campo di Boncuri come deve essere inquadrato giuridicamente e può, per quanto attiene alle spese di gestione, essere posto a carico del Comune e, in ultima analisi, dei neretini che pagano le tasse? Confesso che la mia materia non è questa ma, parlando con alcuni miei colleghi, che praticano questa disciplina, ho appreso che ci sarebbe bisogno di un approfondimento sul punto. Mi sono permesso di richiedere loro uno studio e non è escluso che, ove si configurasse la illegittimità di quanto in essere, occorrerà porre la questione all’attenzione della Corte dei Conti. In assenza, cioè, di specifiche norme di legge che consentano l’apertura di un “campo” in cui possano risiedere lavoratori in regola (in questo caso non c’è alcuna differenza tra italiani e stranieri), che godano di alloggio e quanto altro gratis, e quindi a carico dell’ente comune che provvede a tutto con fondi ordinari del suo bilancio, potrebbero sorgere responsabilità patrimoniali a carico degli amministratori che, con le loro decisioni, hanno dato origine a spese non consentite. Credo che sia venuto il momento di far cessare la propaganda e affrontare i problemi, di cui ho parlato in precedenza, in modo serio e costruttivo: lo chiede la Legge e, soprattutto, lo chiedono i NERETINI.
Avv. Giuseppe Cozza