ESCLUSE DAL SERVIZIO DI INTEGRAZIONE SCOLASTICA: DOVRANNO ESSERE REINTEGRATE E RISARCITE CINQUE LAVORATRICI
L’ambito di Nardò sbagliò a licenziare o a non far lavorare nelle scuole le persone con qualifiche Ota o Osa, non in possesso di qualifica di Oss.
Una nota di pochi giorni fa della dirigente della Regione Puglia, Anna Maria Candela, mette bianco su nero una questione che interessa diverse “non ancora” Oss (operatori socio sanitari) impiegate nell’assistenza ad alunni disabili. Una vicenda che aveva riscaldato gli animi, anche di alcuni genitori, all’inizio dell’anno scolastico.
La dirigente regionale della sezione “Inclusione sociale” precisa, scrivendo al presidente dell’Ambito territoriale Maria Grazia Sodero ed al dirigente Gabriele Falco (e alla segretaria generale Fp Cgil Fiorella Fischetti che aveva sollevato il caso), che quando nella gestione dei servizi comunali si avvicendano diversi gestori, la cosiddetta “clausola sociale” permette che il personale già in servizio debba continuare a lavorare, considerando valida la deroga al possesso della qualifica professionale di Oss, nelle more del completamento dei percorsi formativi della riqualificazione professionale.
La dirigente appare salomonica nel momento in cui afferma che “nei servizi di assistenza alla persona la continuità delle figure assistenziali e l’esperienza acquisita sul campo sono gran parte della qualità delle prestazioni stesse”. E poi che “non è accettabile qualsivoglia strumentalizzazione della mancata riqualificazione del personale per condizionare il rapporto” tra le parti. La Regione, inoltre, annuncia che personale sprovvisto della qualifica di Oss sarà facilitato nel conseguimento della qualifica alla luce degli anni di consolidata esperienza che fungeranno da crediti formativi.
Per la Regione si sono già palesati gli effetti di una errata e restrittiva interpretazione di una norma, invece, appositamente scritta a tutela di posizioni lavorative già consolidate e rinvia alla “valutazione di parte per la eventuale contestazione dei danni subiti”, offrendo poi all’Amministrazione “ogni informazione utile per gestire la fase transitoria che a questo punto – conclude Candela – auspichiamo sia sufficientemente breve”.
“Le parti sociali – conclude Paola Mita – avevano chiesto che l’interpretazione fosse estensiva e non restrittiva così come poi confermato da quest’ultima lettera della Regione. Avremmo evitato costi e spese per liti ed eventuali ricorsi che sono puntualmente arrivati”.