Passeggiata domenicale con mazzate nella piazzetta di Santa Maria al Bagno. Tutto inizia con un tipico atto di prepotenza. Un uomo di mezza età parcheggia il suo macchinone a ridosso della curva che costeggia l’area pedonale. Ha deciso che è il momento giusto per comprarsi una leccornia, tutti gli altri possono aspettare. Così scende dalla station wagon bianca e nuovissima e si dirige in gelateria. Passano i minuti e dietro si forma una fila chilometrica che raggiunge il lungomare Lamarmora e addirittura le Quattro colonne. Del resto è l’orario di punta. Suonano tutti il clacson. Ma l’uomo se ne frega. È in fila per il suo gelatino delle 16.30. Così, pazientemente, un automobilista che è in fila dietro di lui sin dall’inizio decide di scendere dall’auto e dirigere il traffico.
Altri cittadini di passaggio lo aiutano nell’impresa: passi tu? No, passi lei. E il traffico si muove. Ma quando gli automobilisti passano e vedono che c’è un’auto parcheggiata male, come minimo imprecano ed inveiscono. All’interno, però, la donna rimasta seduta al posto del passeggero non fa una piega: pregusta solo il cono che sta per arrivare. Pazientemente qualcuno, a turno, riesce ad attraversare la piazza ma la situazione è veramente fuori controllo. Finché non torna lui: mocassino scamosciato, giubbino di pelle, camicia candida, capello tinto e baffetto da sparviero. Pistacchio e nocciola per lui, crema e bacio per la gentile signora. Lo guardano tutti in cagnesco e la scintilla scoppia subito: botte da orbi al primo signore, più anziano, che gli rimprovera che il suo non è stato un comportamento civile. Poi botte pure anche ad un ragazzone formato gigante che tenta di fargli capire quant’è stupido.
Un’impresa. L’automobilista incivile lo prende per gola e lo minaccia pesantemente riempiendolo di insulti. Il colosso, però, come nella migliore tradizione è pure un buono e non lo stende per compassione. Alcuni genitori chiedono all’uomo di andar via perché i bambini si stanno spaventando. La storia si conclude con l’uomo più anziano che corre a farsi medicare perché ha il volto tumefatto ed insanguinato. La chiamata ai carabinieri parte dai cellulari di molti dei presenti ma parte a tutto gas anche il prepotente che abbandona in fretta la piazza. Resta la sua targa impressa nei cellulari e la cronaca dell’accaduto. E la speranza che il gelato, nel frattempo, gli sia pure colato sulla camicia.