UNA LETTERA AL SINDACO MELLONE
Caro Sindaco di Nardò,
dopo la fiaccolata per Sergio Ramelli, adesso bisogna organizzare le seguenti commemorazioni:
Ricordiamo Giacomo Matteotti, che dopo il memorabile discorso alla Camera contro le violenze fasciste nel corso delle elezioni del 1924, fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924.
Don GIOVANNI MINZONI parroco di Argenta (Fe). Perseguitato dai fascisti. Aggredito e ucciso dagli squadristi di Italo Balbo il 23 agosto 1923.
Oppure celebrammo Il prossimo 6 luglio, quando nel 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia reprime un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e comunisti; ma i fatti più gravi accadono a Reggio Emilia: nel corso di una delle manifestazioni seguite ai fatti di Roma la polizia uccide cinque manifestanti comunisti: Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.
Per non parlare della eroica storia dei 7 fratelli Cervi.
GIOVANNI AMENDOLA fondatore dei gruppi della sinistra liberale. Esiliato morirà a Cannes a seguito delle aggressioni fasciste.
PIERO GOBETTI fondatore della rivista “Rivoluzione liberale”. Perseguitato e colpito più volte da squadre fasciste morirà a Parigi il 6 febbraio 1926.
ANTONIO GRAMSCI fondatore del PCI. Arrestato nel 1926, condannato a 22 anni e 9 mesi. Ammalatosi in carcere cesserà di vivere il 27 aprile 1937.
CARLO ROSSELLI condannato a 10 anni per attività antifascista evade e emigra a Parigi. Animatore del movimento Giustizia e Libertà. Trucidato in Francia con il fratello Nello il 15 giugno 1937.
E poi voglio raccontare una storia meno conosciuta, ma portata orgogliosamente e con onore alla ribalta dall’ANPI.
A proposito l’ANPI esiste ed esisterà per sempre, perché finchè ci saranno gli estremismi, come quello fascista, questa nobile associazione, che non sono tutti morti come dice qualcuno, sono vivi, ci sono tantissimi giovani che non hanno nessuna voglia di dimenticare.
Quella di Ugo Bugni aveva due grandi amori:
la sua famiglia e la libertà. E come tutti gli amanti sinceri, non si è mai risparmiato perché l’oggetto delle sue attenzioni di cuore godesse di ottima salute e particolare luminosità. Così fu. Il secondo amore ad un certo punto però gli procura la morte. È un pomeriggio del giugno 1936, Ugo in camera da pranzo ascolta la radio. Improvvisamente dalla finestra arrivano le grida festanti di gente che inneggia al duce per la conquista abissina. È più forte di lui. Corre alla finestra e scaglia la sua voce contro. Non passa che qualche minuto e tre persone lo vengono a prelevare con la forza. L’indomani Ugo bussa alla porta di casa sua: il volto pesto, il mento macchiato di nero. Gli hanno fatto ingerire dell’olio lubrificante bruciato. Morirà di lì a qualche giorno. I fascisti sapevano bene chi fosse. In una scheda dell’Archivio di Stato di L’Aquila, in data 8 gennaio 1924 era scritto: «Ugo Bugni professa apertamente idee socialiste (…). È altresì denigratore delle istituzioni fasciste che attualmente ci governano».
Fallo Sindaco, commemora anche queste persone. Fanno parte della storia di questa Repubblica.
Maurizio Maccagnano
Sindacalista dissidente