DELL’ANNA: IL SUD NON E’ UNA QUESTIONE MERIDIONALE MA NAZIONALE
Incontrando ieri a Nardò una rappresentanza di imprenditori ed operatori salentini del settore turistico l’on. Dell’Anna candidato al Senato nel collegio Puglia 2 capolista nella lista Civica Popolare è intervenuto sulla questione meridionale in merito al ritardo economico che investe il sistema produttivo del Sud.
Incontrando ieri a Nardò una rappresentanza di imprenditori ed operatori salentini del settore turistico l’on. Dell’Anna candidato al Senato nel collegio Puglia 2 capolista nella lista Civica Popolare è intervenuto sulla questione meridionale in merito al ritardo economico che investe il sistema produttivo del Sud.
L’immagine di un Meridione depresso, senza una sua identità economica, industriale, imprenditoriale, è falsa. Il Mezzogiorno ha risorse imprenditoriali, professionali e culturali rilevantissime. Nell’economia reale del Mezzogiorno ci sono punti di forza straordinariamente vivi su cui basare una nuova progettualità. Sostiene il falso chi dice che nel Mezzogiorno non ci siano competenze e capacità imprenditoriali rispetto al Centro-Nord. La differenza non è nella qualità, ma nella quantità, nella capacità di costruire interconnessioni e reti e logiche di sistema, nel divario tra realtà in forte sviluppo e territori con sempre più ritardi, nella scarsa cooperazione tra le imprese e tra queste e le istituzioni pubbliche, nell’impiego non omogeneo e diffuso, per qualità, delle risorse finanziarie Europee, nella troppa disparità tra governi pubblici del territorio, nei limiti dell’Italia – sia nella componente pubblica che privata – di pensare allo sviluppo del Sud come una questione meridionale, anziché una questione strategica di profilo nazionale, nell’interesse di tutto il Paese. Il Sud non può e non deve essere solo agricoltura, agroindustria ed enogastronomia, cultura e turismo, ma anche infrastrutture, portualità, logistica, industria manifatturiera di qualità. La suggestione di uno sviluppo del Mezzogiorno senza regole e senza sostenibilità sociale ed ambientale, slegato dalla comunità e dal territorio, non regge più. Le iniziative per il Sud non devono più passare come interventi straordinari ma ordinari, indispensabili per colmare il gap infrastrutturale che lo divide dal Nord. Per questo è necessario valorizzare il capitale umano, dare centralità alla formazione e alla ricerca, riscoprire le vocazioni produttive nei vari ma diversi territori, rilanciare le potenzialità delle sue incantevoli città, insistere sullo sviluppo economico sostenibile, rendere semplice, trasparente e alleato delle imprese e dei cittadini il sistema della pubblica amministrazione, ricostruire un sistema fiscale capace di sostenere le imprese e il lavoro, rendere strutturali per almeno 10 anni ammortamenti e superammortamenti con l’obiettivo di sostenere gli investimenti, far crescere l’esportazione delle merci e ridurre quella dei cervelli, ampliare Impresa 4.0 al turismo per la riqualificazione delle strutture e degli arredi, per gli investimenti sulle reti di imprese e sui prodotti turistici, rendere strutturale il credito d’imposta per la formazione e ampliare la platea dei beneficiari, introdurre incentivi fiscali sugli utili dei primi tre anni di vita delle start-up innovative, rafforzare il binomio agricoltura e sostenibilità ambientale potenziando le misure su aggregazione di impresa ricerca e innovazione in agricoltura e pesca, per rendere più competitivo il sistema d’impresa, riconoscere incentivi fiscali sulle esportazioni per le PMI che incrementano l’occupazione stabile, realizzare un piano per lo sviluppo turistico per il Sud incentrato sull’ampliamento della stagionalità orizzontale, quindi estate e inverno, e verticale, giorno e notte, con tutte le interconnessioni possibili tra mare ed entroterra, tra turismo e cultura, tra enogastronomia e paesaggio per accrescere la competitività del sistema turistico, sviluppare un marketing efficace e innovativo e realizzare una governance efficiente e partecipata, rendere Industria 4.0 per il Sud strutturale per un periodo di almeno 10 anni per superare il gap quantitativo (quantità e dimensione delle imprese) con il Nord, costruire la filiera dell’economia del mare, come grande opportunità competitiva per il Mezzogiorno e per l’intero Paese nel Mediterraneo, dove transita ogni anno il 19% di tutto il traffico marittimo mondiale, realizzare infrastrutture logistiche innovative capaci di rendere servizi efficienti e veloci all’intero sistema economico-produttivo. In questi anni di faticosa uscita dal picco della crisi le disuguaglianze tra Nord e Sud sono cresciute ancora di più. Occorre dunque una radicale inversione di tendenza, il valore dell’equità tra Nord e Sud va riproposto come paradigma di ogni politica economica e finanziaria nazionale. In questo quadro vanno collocate le azioni di sostegno a favore del Sud: un patto che sappia coniugare prospettive di futuro uguali per tutti.