Scompare per sempre la condotta sottomarina, cambia la filosofia di gestione delle acque reflue. Altro decisivo passo in avantiper Scarico Zero, il progetto redatto da Aqp per l’eliminazione dello scarico a mare e per il riuso (previo trattamento al massimo della depurazione) in agricoltura e per altri fini delle acque reflue degli impianti depurativi di Nardò e Porto Cesareo.
Scompare per sempre la condotta sottomarina, cambia la filosofia di gestione delle acque reflue. Altro decisivo passo in avanti per Scarico Zero, il progetto redatto da Aqp per l’eliminazione dello scarico a mare e per il riuso (previo trattamento al massimo della depurazione) in agricoltura e per altri fini delle acque reflue degli impianti depurativi di Nardò e Porto Cesareo.
Nei giorni scorsi, infatti, la Giunta della Regione Puglia guidata da Michele Emiliano ha dato il via libera (delibera n. 2319 del 28 dicembre 2017, pubblicata ieri sul Burp) all’attesa modifica del Piano di Tutela delle Acque. Il recapito finale degli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati di Porto Cesareo e di Nardò, quindi, da ‘’Mare Jonio con condotta sottomarina” diventa recapito integrato “riuso/suolo/mare Jonio in battigia” con la previsione di realizzare il riuso integrale in agricoltura e per gli altri usi civili e industriali compatibili, due distinti eco-filtri sul suolo complementari a servizio di entrambi i depuratori e lo scarico in mare come misura d’emergenza, in casi isolati e sporadici. Con la stessa delibera di Giunta cambiano inoltre i valori limite tabellari dello scarico degli impianti di depurazione indicati dal PTA, da “tabella 1” a “tabella 4 + riuso”.
Toccherà adesso all’Autorità Idrica di Puglia e ad Aqp, come indicato dalla delibera, realizzare la complessiva soluzione di adeguamento e potenziamento degli impianti e del recapito finale a servizio degli agglomerati dei due Comuni. Come già spiegato, Scarico Zero è un progetto “pilota” sul fronte della lotta alla desertificazione e del recupero della risorsa acqua, che ovviamente cancella l’ipotesi della condotta a mare prevista dal protocollo del 2015, ispirato a una logica obsoleta. Il progetto prevede l’adeguamento della seconda linea di trattamento dell’impianto di depurazione di Porto Cesareo per il rispetto dei limiti previsti dal D.M. 185/2003 per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, l’adeguamento dell’impianto di depurazione di Nardò per il rispetto degli stessi limiti per il riuso in agricoltura dei reflui depurati, la realizzazione dei recapiti complementari/ecofiltri in cui creare idonea riserva antincendio e per usi plurimi (come il lavaggio della viabilità pubblica ed eventuali ulteriori esigenze), nonché lo scarico su suolo del surplus di acqua trattata non utilizzata in agricoltura per il ripascimento della falda. Lo scarico complementare a servizio del depuratore di Nardò (dimensionato per smaltire 9000 mc\d) sorgerà in un’area a ridosso dello stesso depuratore, a circa 3,5 km dalla costa, mentre quello a servizio del depuratore di Porto Cesareo (dimensionato per smaltire 4500 mc\d) sorgerà in un’area a circa 1 km dalla costa.
Il cambio di rotta sostanziale rispetto al 2015 è il passaggio da un sistema che prevedeva la condotta e lo scarico a mare a valle di una modesta depurazione (tabella 2) a uno che prevede il riuso dei reflui a valle di una depurazione ai massimi livelli consentiti (tabella 4). In sostanza, la previsione dell’allungamento della condotta a 2 km e dello scarico di reflui in mare depurati a tabella 2, “cuore” del vecchio protocollo, è completamente superata da un sistema che ha una capacità di affinamento al massimo consentito dalla tecnologia e che prevede il riutilizzo dei reflui in agricoltura e non solo. Inoltre, lo scarico emergenziale in battigia previsto dal progetto e localizzato nello stesso punto di quello attuale (a Torre Inserraglio), non è lo scarico dei reflui, trattati o meno, ma solo lo scarico di acque piovane, peraltro in occasioni eccezionali (dalle 10 alle 15 all’anno) di precipitazioni particolarmente intense. Tant’è che una delle novità più significative è che questa soluzione consentirà finalmente di eliminare il divieto di balneazione permanente nella zona in questione.
“Passo dopo passo – spiega il sindaco Pippi Mellone – ci avviciniamo all’obiettivo finale. La modifica del PTA e quindi del recapito finale della depurazione, è un’altra importantissima tappa di un percorso lungo e complicato che innanzitutto ci ha consentito di sventare la grande truffa della condotta, un’idea torbida che certi ambienti politici hanno perversamente inseguito per il tramite complice della vecchia amministrazione, oltre che estremamente penalizzante dal punto di vista ambientale. Scarico Zero è l’unica soluzione in grado di tutelare il territorio, l’acqua e il nostro futuro, ragionevolmente e responsabilmente condivisa e messa in pratica dalle amministrazioni di Nardò e Porto Cesareo, dalla Regione Puglia, dall’Autorità Idrica e da Aqp. Questi sono i fatti, la limpida realtà delle cose, poi c’è l’aria fritta dei manipolatori di questa città e degli ultras dei reflui, dei signori della condotta e dei camaleonti dell’ambientalismo”.
“Questo è un progetto – aggiunge l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – che migliorerà enormemente l’attuale situazione di gestione dei reflui e che porterà a un impatto degli stessi quasi azzerato per il territorio. Anzi, il ripascimento della falda andrà a incidere favorevolmente sulla condizione ambientale dello stesso. Rispetto a Scarico Zero sino ad oggi abbiamo fatto passi concreti e progressi tangibili, compresa la indispensabile modifica del PTA. Chi oggi lo contesta, il più delle volte peraltro senza alcuna competenza tecnica e senza sapere nemmeno di cosa parla, è inevitabilmente contro gli interessi di Nardò e dei neretini. Le penose strumentalizzazioni politiche della vicenda, infatti, non sono altro che un tentativo di penalizzare un percorso virtuoso che per fortuna ci porterà a risolvere una grande questione ambientale di questa città”.